Con un ventilatore, l’ultima esperienza consapevole può essere l’inserimento di sonde endovenose, tubi di evacuazione rettale e urinaria e del tubo endotracheale. Mentre i miorilassanti scorrono e si smette di respirare, la macchina prende il controllo. Se si è fortunati, si potrebbe “riemergere” alcuni giorni dopo in un percorso di recupero. Tuttavia, molte persone (stimate a circa il 60 percento di quelle sottoposte a ventilazione attiva) non sopravviveranno.
La peggior morte?
In un recente podcast di Radio Lab WNYC (3 aprile 2020), è stata intervistata la dott.ssa Tatiana Prowell, oncologa della Johns Hopkins University. La sua discussione solleva il problema critico, ma per lo più trascurato, del morire da soli. Una morte COVID-19 è, secondo Prowell, “la peggior morte” anche per questo motivo. Lei spiega: