Non sarebbe ad esempio accettabile affermare di aver notato che il proprio amico o partner era in stato di incoscienza e di aver deciso di non fare nulla al riguardo. Durante la notte, si potrebbe sostenere che si dormiva e che perciò non ci si è accorti di nulla, ma se è giorno, le cose cambiano. Una persona che si trovi in questa posizione deve valutare attentamente le proprie opzioni.
Chiamando un’ambulanza, chi ha scoperto la persona in stato di incoscienza si metterà al riparo, ma il personale paramedico cercherà di rianimare il malato che intendeva togliersi la vita. Si badi: in genere i soccorritori non sono tenuti a osservare le disposizioni anticipate di trattamento del paziente; diranno, di norma, che questioni di questo tipo possono essere risolte in ospedale. (Per un approfondimento sui pro e i contro delle disposizioni anticipate di trattamento e sul ruolo dei soccorritori si veda il mio primo libro, Killing Me Softly. Voluntary Euthanasia and the Road to the Peaceful Pill.)
In alternativa, chi scopre la persona in stato di incoscienza può proteggersi chiamando il proprio medico di famiglia. Il medico dovrebbe essere al corrente delle eventuali disposizioni anticipate di trattamento del paziente e può evitare di rianimarlo senza conseguenze legali. Un medico che conosce la situazione del paziente potrebbe anche praticare un’infusione di morfina e permettergli di andare incontro a una morte serena.