La morte da ipossia e la Exit Bag Caschi protettivi contro il Coronavirus
Un secondo modo per creare un ambiente privo di ossigeno e a basso contenuto di anidride carbonica per una pacifica morte da ipossia felice fa uso di alcuni dei nuovi caschi (PPEs Personal Protrctive Equipment) che sono stati sviluppati in risposta alla pandemia da coronavirus.
I caschi di protezione dal coronavirus sono commercializzati da aziende come Vyzar e MicroClimate Air negli Stati Uniti. Sono progettati per proteggere chi li indossa dalla contaminazione da coronavirus aspirando aria filtrata. I copricapi protettivi standard della 3M, alimentati da aria filtrata a pressione positiva, funzionano secondo lo stesso principio.
In ognuno di questi casi, dovrebbe essere possibile sostituire la fornitura di aria filtrata con azoto puro da una fonte di gas compresso. I caschi sono come una capsula solida per la testa che sostituisce il sacchetto di plastica. L’alimentazione a pressione positiva di azoto impedisce qualsiasi contaminazione di ossigeno dall’ambiente circostante all’interno casco, il che manterrà anche i livelli di anidride carbonica al minimo.
Il processo
Nel caso di un casco, non c’è bisogno di pre-riempire lo spazio. Con la ventola in funzione, l’utilizzatore potrà iperventilare per 1 o 2 minuti prima di favi confluire il gas. Il flusso dovrebbe essere impostato a ~25 litri/minuto o superiore per far diminuire rapidamente l’ossigeno all’interno del casco. A differenza della Exit bag, con un casco non ci sarà un’immediata perdita di coscienza: il periodo di possibile disorientamento ipossico prima della perdita di coscienza può essere prolungato fino a un minuto.