uomini e il 18% delle donne che si suicidavano presentavano «una diagnosi associata o concomitante di un disturbo mentale» (ABS, 2000). Noi di Exit International riteniamo che la tristezza (da non confondersi con la depressione clinica) sia una reazione normale alla diagnosi di una malattia grave.
Ecco perché alcuni studi continuano a riscontrare una tristezza associata alle malattie gravi. Non occorre essere psichiatri per capire che la tristezza può rappresentare una reazione normale a una situazione straordinaria (Ryan, 1996). Presupporre che il suicidio fra gli anziani e i malati gravi sia dovuto alla depressione o ad altri disturbi psichiatrici significa adottare acriticamente uno sguardo biomedico sul mondo: possiamo fare di meglio.
Suicidio e depressione
Il nesso fra suicidio e depressione rimane un punto controverso, con milioni di dollari stanziati per la sensibilizzazione sul tema del suicidio, specie fra i giovani e alcuni gruppi minoritari (ad esempio, gli agricoltori). E non c’è dubbio: chi soffre di depressione clinica è chiaramente a rischio suicidio. Gli stati depressivi acuti possono privare l’individuo della capacità di prendere decisioni razionali e chi ne soffre necessita di cure e trattamenti medici finché non è nuovamente in grado di assumere il controllo. E tuttavia, disturbi così gravi non sono comuni e vanno distinti dai sintomi occasionali di depressione riscontrabili in una fetta più ampia della popolazione, che mantiene però il pieno controllo sulle proprie azioni.
Vi è una differenza sostanziale tra una persona che attraversa momenti di tristezza o ha la sensazione passeggera che la sua vita abbia perso significato e una persona affetta da depressione clinica acuta, per cui anche le decisioni quotidiane più semplici diventano problematiche.