di riflettere su come sarebbero potuti morire. All’epoca c’era una probabilità molto più alta di morire rapidamente e con scarso preavviso. Cento anni fa, ad esempio, le malattie infettive erano comuni. Ci si riteneva fortunati se si era ancora vivi a cinquantacinque anni. La diffusione di misure sanitarie pubbliche come le fognature, il filtraggio dell’acqua, l’edilizia abitativa di qualità e, naturalmente, l’introduzione degli antibiotici moderni, hanno contribuito a ridurre il numero di morti per malattie infettive. Oggi, chi vive nell’Occidente sviluppato ha un’aspettativa di vita compresa fra i settantacinque e gli ottant’anni. Nei paesi industrializzati vi sarà una probabilità maggiore di incontrare malattie e disabilità un tempo rare. Sebbene l’età avanzata non comporti di per sé disturbi fisici gravi, il deterioramento graduale del corpo conduce a una diminuzione quasi inevitabile della qualità della vita.
Ecco perché riteniamo che quella del controllo sulla propria morte sia una preoccupazione crescente fra gli anziani. I posti per i workshop di Exit International si esauriscono spesso con mesi di anticipo perché gli anziani cercano risposte a domande pratiche sulle loro opzioni di fine vita. Anche se pochi fra coloro che frequentano i workshop prevedono di morire in tempi brevi, molti sentono la necessità di organizzarsi e fare piani in vista di questo evento inevitabile.
Così come spesso ci si prende cura di altri aspetti legati alla morte (per esempio, si scrive un testamento, si indicano degli esecutori e, in certi casi, si paga il funerale in anticipo), è anche opportuno assicurarsi di aver un piano per morire come si desidera. E tuttavia, per poter fare un piano simile bisogna conoscere le opzioni a propria disposizione. Ovvero, bisogna essere informati.