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o scritto questo articolo sulla scia delle riflessioni dettate dal lavoro coi miei clienti negli anni, dalle
innumerevoli richieste di dimagrire, e anche di corsa. Ancora più numerosi sono quelli che,
oltre a dimagrire, vogliono anche restare magri.
La richiesta sembra piuttosto semplice,
soprattutto se si considera l’enorme quantità d’informazioni che si trovano in giro su come dimagrire con l’allenamento, la dieta e gli integratori. Entra in qualsiasi palestra e chiedi cosa
fare per dimagrire. Probabilmente ti daranno così tante risposte diverse da farti venire il mal di testa. Visto che se ne sa così tanto, ci si aspetterebbe di essere circondati da addominali a tartaruga, mentre sappiamo benissimo che non è affatto così. La domanda è: sei tu che sbagli tutto o il tuo corpo ce l’ha con te?
METTIAMO I PUNTINI SULLE “I”: PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE DIMAGRIRE?
Con una buona dose di forza di volontà e qualche cambiamento al proprio stile di vita e alle abitudini alimentari, la maggior parte delle persone attive è in grado di eliminare il grasso superfluo per ottenere una composizione corporea decente. Purtroppo, per il lettore medio di MUSCLE & FITNESS, morso dal virus dell’allenamento, “decente” è quasi una bestemmia. Forse la sua aspirazione si potrebbe descrivere più fedelmente con qualcosa tipo “definizione e forma fisica stratosferiche”. Ultradefiniti, definiti fino all’osso, insomma roba del genere, giusto? In molti casi la tendenza degli istruttori ad imputare l’incapacità di realizzare obiettivi fisici “scultorei” alla scarsa forza di volontà è quanto meno superficiale. È innegabile che la motivazione e la forza
di volontà siano fattori cruciali per realizzare qualsiasi obiettivo fisico (ci torneremo più avanti), ma è altrettanto vero che quando un atleta ha già raggiunto un elevato livello di definizione muscolare di solito sa di dover sopportare qualche sacrificio, sia alimentare che in allena- mento, e lo accetta di buon grado. Ecco perché l’eventuale stallo nel processo di dimagrimento non dipende mai solo ed esclusivamente dalla forza di volontà. Entrano in gioco altri fattori importanti, più nascosti, che influiscono sulla capacità di sbarazzarsi del grasso e di tenerlo a distanza per il resto della vita. Fattori che,
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almeno in un primo momento, sembrano incontrollabili, ma vedremo che non è affatto così.
La comunità scientifica si è interrogata per anni sul motivo per cui certi individui sembravano rimanere fermi allo stesso peso, magri e quasi resistenti al sovrappeso, mentre altri meno fortunati sembravano accumulare costantemente chili superflui o rimanere imprigionati in una sorta di circolo vizioso di aumento e diminuzione di peso senza mai veder venire allo scoperto quegli addominali scolpiti per cui pure si ammazzavano di lavoro sul tapis-roulant. Il primo a concettualizzare questo fenomeno fu G.C. Kennedy (1953) con la sua teoria del set-point (teoria adipostatica o del punto di controllo), illustrata in Figura 1. Secondo Kennedy, il tessuto adiposo
(grasso) produrrebbe un segnale ormonale percepito dal cervello e che il cervello paragonerebbe ad un livello prefissato di grasso corporeo (set-point o punto di controllo). Ogni scarto tra tale punto di controllo e il segnale innescherebbe cambiamenti relativi alla spesa energetica
A SEGNALE Cervello PUNTO DI CONTROLLO
Segnale e punto di controllo sono allineati
APPORTO Riserve adipose ENERGETICO NEUTRO
(B) o all’apporto di cibo (C) tali da ripristi- nare il livello prefissato di grasso corporeo (A). La teoria è stata dimostrata nei ratti. Pare infatti che gli animali mantenessero stabile il proprio peso compensando qualsiasi tendenza ad ingrassare o dimagrire eccessivamente. Da allora, ci sono voluti altri quarant’anni per identificare il subdolo ormone che controlla questo meccanismo di regola- zione ponderale. Si tratta della leptina, potente ormone le cui perturbazioni creano una serie di effetti a cascata su altri ormoni quali l’insulina e gli ormoni tiroidei e steroidei come, ad esempio, testosterone ed estrogeni. La presenza del suo recettore in quasi tutti i tessuti del corpo dimostra quanto sia significativo il suo ruolo per svariati ormoni e processi fisiologici. Nonostante l’enorme progresso delle conoscenze sulla leptina, non siamo ancora in grado di descrivere in modo esauriente e definitivo gli effetti delle
BILANCIO
BILANCIO ENERGETICO NEGATIVO
Figura 1. Teoria del set-point. Fonte: Speakman at al. (2011)
mai ad aumentare di peso in misura significativa. PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE VALE IL CON- TRARIO. Alcuni rientrano in una categoria d’individui definiti resistenti alla leptina: siccome la leptina non riesce a superare la barriera emato-encefalica, il cervello non riceve mai un segnale di vera e propria soddisfazione del bisogno energetico. In questo caso, il soggetto sarà bravissimo
ad evitare di ipoalimentarsi, mentre potrà avere difficoltà a combattere l’iperalimenta- zione perché l’appetito non scompare con la sazietà, né si verifica un’improvvisa accelerazione del metabolismo o un naturale incremento dell’attività per spendere il surplus energetico ingerito. Ecco perché tende ad aumentare di peso. Questa spiegazione è stata avanzata da James Neel nel 1962 con l’ipotesi del “gene risparmiatore”. In parole semplici, la selezione naturale avrebbe favorito un
BILANCIO ENERGETICO POSITIVO
DISPENDIO B SEGNALE PUNTO DI CONTROLLO
Scarto positivo del segnale rispetto al punto di controllo
APPORTO
complesse interazioni tra ormoni e leptina sul controllo dell’appetito, sul metabolismo, sulla libido, sull’aggressività e persino sul ciclo mestruale femminile. In un certo senso, si può dire che la
regolazione della composizione corporea e del peso sia frutto di un gigantesco circuito chiuso alimentato dal feedback della leptina, che comunica al cervello l’entità delle riserve energetiche (adipose) dell’individuo. Insomma, pare che il Dr. Kennedy avesse
visto giusto.
È LA LEPTINA CHE CI FREGA? Conoscete qualcuno che non ingrassa neanche abbuffandosi dalla mattina alla sera ma magari ha difficoltà ad aumentare di peso se inizia ad allenarsi coi pesi? LEPTINA IN AZIONE Sembrerebbe che la teoria della regolazione omeostatica del peso corporeo spieghi perché certi individui rimangano sempre magri, guadagnandosi il confortante attributo di “hardgainer”, ossia duri a crescere. Sono persone che probabilmente non riusciranno
C
rispetto al punto di controllo
SEGNALE
Scarto negativo del segnale
PUNTO DI CONTROLLO
DISPENDIO
APPORTO
DISPENDIO
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