e lo impugna alla larghezza delle spalle per esercitarsi sugli slanci. Si tratta di una tecnica che prima della spinta prevede la girata al petto dell’asta e una presa più larga per preparare gli strappi – il cosiddetto movimento unico di spinta-. Naturalmente l’atleta divide il suo lavoro in cicli di carico e scarico: il sabato è dedicato al recupero e al lavoro aerobico e l’allenamento viene svolto solo di mattina. Mezz’ora di corsa seguita da esercizi mirati al potenziamento di zone delicate e che potrebbero subire infortuni. In questa fase solitamente presta cura e rinforza la spalla destra, quella che le
che va in massimo accorciamento. Infatti l’esercizio svolto con le gambe in contrazione ferme ai 90 gradi non prepara tutte le fibre interessate nel sollevamento pesi, che prevede una posizione di partenza che Giada definisce con familiarità “accucciata”. Tre ripetizioni con pausa di due minuti tra l’una e l’altra, con carico vicino al suo massimale. Il sollevamento pesi non è uno sport di resistenza, ma è assimilabile ad uno sprint, in cui l’atleta deve dare il suo massimo in pochi, decisivi secondi. Entrano in ballo tecnica e velocità: se infatti movimenti rodati e perfetti permettono di massimizzare l’efficacia e limitare lo spreco di energie, un minor tempo di
esecuzione si traduce in minor sforzo. Altro esercizio impre- scindibile dal training di un pesista è la spinta, il preferito di Giada che, per isolare e allenare il movi- mento specifico, poggia il bilanciere fronte petto su dei