riconoscessero mai le mie qualità. Per capirci: se batto qualcuno vuol dire che il mio avversario aveva una giornata no. Non è un problema per me. Non mi dispiace essere un signor nessuno. Magari do l’impressione di essere molto peggio di quello che sono”.
SUBIAMO IL FASCINO DEL PEDIGREE, ma nelle MMA valgono due tipi di lignaggio. Vogliamo combattenti che sembrino invincibili – tale è la nostra percezione attuale di uno come Jones, o come Phil Davis che, agli occhi di molti, si è conquistato lo status di star UFC in virtù dei risultati nei campionati di wrestling NCAA. Eppure Evans non ha avuto particolari difficoltà a liquidare quest’ultimo a gennaio. Oppure amiamo combattenti sbucati da qualche abisso di povertà e degrado, tipo una baraccopoli di Rio, superando immani avversità per arrivare ad eseguire strangolamenti e leve al braccio con il sorriso in faccia. Evans non rientra in nessuna di queste due categorie. Passato da una carriera modesta nella lotta a livello universitario ad uno stile di combattimento “operaio” a tratti carente sotto il profilo estetico, rappresenta qualcosa che i fan dicono di amare, ma in realtà spesso non riescono ad apprezzare davvero: l’atleta che evidentemente lavora per guadagnarsi da vivere. “Sono costante – dice – e vinco. Magari non sono le vittorie più belle da vedere, ma sono comunque vittorie”. “Rashad non ha realizzato nessuno degli obiettivi che
avrebbe dovuto centrare nel wrestling”, sostiene il capo allenatore del Team Jaco, Mike Van Arsdale, che allena Evans per le arti marziali miste. Alla Michigan State, combatteva nella categoria fino a 78,9 kg e, per rientrarci partendo da un peso tipico che si aggirava sui 102 kg, doveva sottoporsi a misure drastiche che incidevano pesantemente sulle sue capacità atletiche. “Il paradosso – osserva ancora – è che chi arriva alle Olimpiadi si trova in grande difficoltà nel circuito MMA. Combattono molto meglio quelli che non ce l’hanno fatta ad arrivare a quei livelli, perché sono ancora affamati di vittoria, vogliono affermarsi, e hanno ancora quella rabbia e quella voglia di vincere”. A proposito della sua unica sconfitta per mano di Machida, secondo Van Arsdale Evans era “smarrito”.
QUEL CHE SERVE PER VINCERE
Migliorare Rashad… senza scoprire tutte le carte.
In uno sport noto per l’instabilità dei rapporti tra allenatori e fighter, la collaborazione tra Mike Van Arsdale e Rashad Evans,
iniziata nel 2006, è quasi un’anomalia. Van Arsdale, veterano dell’UFC e lottatore dilettante decorato, è la mente che ha pianificato la