IAGARA FALLS, NY 190 cm ALLUNGO HI LO AVESSE CHIESTO AL CRONISTA UFC JOE ROGAN
la sera del 23 maggio 2009 si sarebbe sentito rispondere che Rashad Evans non era nessuno. Quando quella sera Lyoto Machida sconfisse Evans sottraendogli la cintura UFC dei medio- massimi, prima ancora che venisse sollevata la mano del brasiliano Rogan proclamò entusiasta l’inizio dell’”Era Machida”. C’era, implicito in quella dichiarazione, un concetto ben più cinico: la convinzione che Evans fosse un bluff, un gran lavoratore che, pur avendo lottato con le unghie e con i denti, di sicuro non apparteneva all’élite dello sport e non sarebbe mai più arrivato a simili livelli. Visione a dir poco parziale quella di Rogan. Esistono, in ogni sport, delle costanti trascurate, individui e squadre che pur vincendo ancora e ancora finiscono per essere travolti dall’onda di grandi promesse che tendono a monopolizzare lo spirito di un periodo storico. Difficile comprende- re questo schema nel quale vogliamo far rientrare gli atleti, che non si spiega né con le statistiche né con i comportamenti fuori dai giochi. Eppure
siamo in grado di riconoscerlo. Alcuni ci rientrano e altri no. Il veterano UFC Evans è da anni imprigionato nella seconda categoria, e non è affatto semplice capirne le ragioni. Su 14 incontri nell’Ottagono, ha perso una sola volta e collezionato vittorie importanti contro nomi di tutto rispetto come Chuck Liddell, Rampage Jackson e Forrest Griffin, che gli hanno già assicurato un posto nell’Olimpo dei migliori nella storia delle arti marziali miste. Dopo averlo sentito mettere a tacere verbalmente Rampage nel reality dell’UFC Ultimate Fighter e dar prova di notevole talento come cronista per la ESPN, è evidente che oltre alle qualità sportive Evans ha personalità da vendere. Viene naturale chiedersi come mai, alla vigilia dell’incontro di aprile contro il campione dei pesi leggeri UFC Jon Jones nessuno sembri interessarsi a lui. “È strano – dice Evans – come se la gente dimenticasse che pratico questo sport ad alti livelli da molto tempo, e anche con risultati che parlano da soli. Quasi come se, per qualche ragione, non