DI: SILVIA MESSA
La storia. Ogyre nasce da ocean gyre, i vortici che formano immense isole di plastica. Ma il vortice che genera la startup è la passione per il mare dei due soci fondatori, Antonio Augeri, 33 anni, surfista e imprenditore, e Andrea Faldella, 39, velista, 10 di lavoro in una multinazionale alle spalle.
«Mentre studiavo Economia, ho lanciato un brand di abbigliamento e avviato scuole di surf, partendo dalla Liguria, poi in Toscana e in Francia, un negozio di abbigliamento e un ristorante. Il brand delle scuole è Blackwave, quello del negozio Roofles» racconta Antonio. Ogyre nasce in Marocco. «Eravamo a “prendere le onde”. La quantità di rifiuti sulla riva era impressionante. Dovevo fare qualcosa, un modello d’impresa evoluto, che unisse un buon fine al giusto profitto e alla creazione di lavoro. Ho coinvolto Andrea». I due founder si ispirano ai principi di Treedom, che consente alle aziende di piantumare alberi nel mondo, compensando le proprie emissioni di CO2 e favorendo microeconomie locali.
L’idea?
«Puntiamo a ripulire i mari. Abbiamo già coinvolto 80 pescatori che, dal Mediterraneo alle acque di Brasile e Indonesia, recuperano i rifiuti nelle reti, li differenziano a bordo e poi li riportano a terra per lo smaltimento da parte di ong partner. Parte dei rifiuti, la plastica in particolare, sono reinseriti nel circuito del riciclo per dar loro nuova vita» spiega Andrea. «Grazie alla nostra piattaforma coinvolgiamo aziende e persone, che supportano “a distanza” direttamente uno o più pescatori, anche attraverso l’acquisto di prodotti in plastica rigenerata. Alle aziende proponiamo progetti di sostenibilità con cui contribuire alla salvaguardia degli oceani, anche coinvolgendo dipendenti e community».
Le aziende pagano di fatto la plastica 10-15 euro al kg. I proventi servono per pagare i pescatori, le ong e le municipalizzate che lavorano a terra coi rifiuti, i costi della struttura. Ogyre si occupa della comunicazione delle aziende, che destinano budget diversi a seconda del progetto, da 1.500 a 100.000 euro.
Chi vi finanzia?
La startup, società benefit che sta per diventare BCorp, ha raccolto 200mila euro nel 2020, già investiti nella crescita dell’impresa. «Ora è arrivato il nostro primo aumento di capitale da oltre 500mila euro, da una raccolta su Mamacrowd» spiega Antonio. «Hanno partecipato anche partner istituzionali come Illumia (attraverso il veicolo Illumia Start) e B-Heroes, oltre a investitori privati. Il comparto, quello dell’impact investing e finanza sostenibile ha raggiunto nel 2020 109 milioni di investimenti solo in Italia, con una crescita del 137% nel triennio 2017-2020».
Quali prodotti vendete?
«Costumi mare e piumini realizzati tramite terzisti con Seaqual, un filato creato in Spagna, da plastica recuperata in mare. Ne siamo ambassador per l’Italia» racconta Antonio. «Puntiamo a borracce, bag e prodotti iconici, qualcosa di non legato alla moda, come segno di scelta responsabile».
10-15 euro, quanto si paga un kg di plastica ai pescatori.
«La quantità di rifiuti sulle rive è impressionante. Dovevo fare qualcosa. Puntiamo a ripulire i mari».
Antonio Augeri
200mila euro, pre-seed.
500mila euro, primo aumento di capitale.
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