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Diffuso in tutto il mondo, è un’espressione del Made in Italy


Vantaggi...


«In Giappone ci sono già diverse realtà operative e 40 domande di imprese che vogliono diventare “Albergo diffuso”. In Croazia, c’è una legge nazionale che li disciplina, in Istria ne stanno aprendo altri, così in Svizzera, Albania, Germania. A breve aprirà il primo albergo diffuso in Ruanda» racconta Dall’Ara.


Oggi l’Associazione Alberghi diffusi segnala 150 strutture in Italia, più altre 100 non perfettamente canoniche e ipotizza che un altro centinaio aprirà nei prossimi 5 anni, a seguito del Piano Borghi del PNRR.


«Nei primi anni abbiamo fatto conoscere il modello, ora siamo in una fase difensiva del marchio. Non tutte le strutture che si candidano lo ricevono. Il costo per associarsi è 250 euro, per il primo anno, 150 dal secondo. Non consideriamo albergo diffuso un relais château o un resort o certi quartieri di una grande città. È importante che si realizzi in un borgo, dove le case sono recuperate all’insegna della sostenibilità con materiali locali, del rispetto per il sapere e l’atmosfera antichi. Chi gestisce un albergo diffuso non ci abita e affitta stanze come il proprietario di un b&b, ma fa impresa 12 mesi all’anno, superando la stagionalità proprio perché offre la vita reale di un borgo, che non si ferma dopo l’estate».


Ristorante sì o no? «Alcune leggi regionali consentono di aprire solo il punto ristoro, altri anche il ristorante, senza ulteriore licenza. Questa o altre attività possono essere gestite dall’imprenditore alberghiero o da altri. Possibili convenzioni per i clienti con ristoranti del territorio».


Vicinanza con la natura, che rende possibili relazioni e l’esperienza di vita autentica.


Sicurezza, perché ognuno ha la sua casa, la distanza sociale è garantita. La Cnn ha definito l’albergo diffuso “il modello perfetto di ospitalità alberghiera al tempo del Covid”.


Ampia gamma di prezzi. Dipende dagli stabili: equiparabili agli agriturismi per le case semplici, alti per le dimore di pregio, in zone come la Toscana.


... e criticità


I costi di recupero delle case e degli ambienti antichi (arredi compresi) e di gestione sono più alti di quelli di un normale albergo, in uno stabile unico efficiente. Ma la riqualificazione aumenta il valore immobiliare delle case.


È fondamentale la collaborazione con l’amministrazione pubblica: il decoro e la bellezza dell’arredo urbano (fontane, piazzette, fiori…) qualificano l’esperienza degli ospiti.


Sforzo di animazione. L’albergo diffuso ha una doppia hall: la propria reception e la piazza del paese. Se il borgo è morto, l’albergo non funziona. Solo con una buona interazione tra comunità e impresa alberghiera si possono realizzare e promuovere eventi e valorizzare tradizioni locali.


Bisogna rianimare l’imprenditoria. Far ripartire botteghe artigiane, con la possibilità di proporre agli ospiti esperienze dirette di antiche tecniche e lavorazioni, riattivare produzioni agroalimentari tipiche e venderle.


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