«Con i big data? Ci ho fatto un’exit» MIRKO LALLI, THE DATA APPEAL COMPANY
Che i dati fossero importanti Mirko Lalli, 48 anni, fiorentino, esperto di marketing e docente, lo aveva capito già nel 2014, quando ha fondato Travel Appeal, la startup che, grazie all’intelligenza artificiale raccoglie e analizza la grande quantità di dati disponibili su un territorio e li restituisce alle aziende. Oggi ne ha avuto conferma. La sua startup, diventata una scaleup e che oggi si chiama The Data Appeal Company, ha appena concluso un’exit: pochi giorni fa è stata acquisita al 100% da Almawave, società quotata che fa parte del gruppo Almaviva, per un valore di 16,5 milioni di euro.
«Il mio segreto? Fondare una startup a 40 anni, quando già avevo un’esperienza nel campo del turismo».
Cosa facevi prima di diventare imprenditore? «Per 6 anni sono stato il direttore marketing della Regione Toscana, si può dire che il turismo online sia nato con me. Ho costituito il primo social media team in Italia, stipulato i primi accordi con Booking, Firenze è stata la prima città a essere mappata con Google Street View. Un periodo entusiasmante, che ha portato la Toscana a registrare un incremento di turisti stranieri del 7,8%».
Perché poi hai creato una startup? «Avevo l’esperienza e i contatti. Ma soprattutto avevo già il product-market fit: sapevo che c’era questa esigenza, perché quando lavoravo in Regione questo tipo di dati mi sarebbero stati utili».
I primi passi?
«Sono andato da Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm e gli ho illustrato la mia idea. Mi ha detto: “Mi piace, quanti soldi ti servono?”. È così che ho ottenuto i primi 250mila euro, senza neanche un team. Per 4 anni sono rimasto in H-Farm, che mi ha supportato burocraticamente e con il fundraising».
La crescita è stata immediata… «Era un servizio di cui c’era bisogno, abbiamo iniziato a fatturare subito. Ed è molto scalabile. Fino al 2019 abbiamo lavorato con destinazioni e hotel, poi questi dati ci sono stati richiesti da altri settori: in primis le banche, per le quali la reputazione è uno degli elementi determinanti per il rating. Poi l’immobiliare: attraverso l’analisi dei dati si riesce a capire dove aprire un negozio o dove piazzare un cartellone pubblicitario. Nel 2020 i ricavi sono stati di 1,5 milioni di euro, l’anno dopo 2,5 milioni».
Come lavorate? «Attraverso le mappe digitali costruiamo l’anagrafica dei punti di interesse di un territorio: hotel, ristoranti, cultura. Raccogliamo le comunicazioni che gravitano intorno a essi. Poi raccogliamo i dati sulla reputazione: recensioni e post online ci dicono come ciascun punto di interesse viene percepito. Infine i dati territoriali: voli, meteo, eventi. Li interpoliamo per costruire degli indicatori, che forniamo a imprese ed enti territoriali. Il nostro scopo è raccontare un fenomeno complesso in modo semplice. Modello di business è l’abbonamento, a partire da 59 euro al mese. Strumento: Software as a service».
Ci fai un esempio?
«Gli enti del turismo. A loro forniamo una dashboard (cruscotto), dove possono vedere gli indicatori che dicono da dove provengono i viaggiatori, quando viaggiano, quali sono le loro preferenze e i prezzi medi del territorio. Tutte indicazioni preziose per poter pianificare in modo efficace la loro offerta».
Come avete fatto a diventare di “appeal” per Almawave? «Almawave è una società di consulenza specializzata sulla vertical AI (intelligenza artificiale verticale). Significa che è interessata ad acquisire società che utilizzano l’intelligenza artificiale in determinati ambiti. Copriamo turismo e finanza. La nostra società rimarrà, cambia solo la proprietà, io ne sarò l’amministratore delegato. Stiamo cercando 25 persone da inserire in organico: esperti di machine learning, data scientist e di dominio».
datappeal.io
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