cronache AL CONVENTO DEGLI SCOLOPI
Finalborgo, il frateapre lachiesa aimusulmani
PadreMelishaoffertounospazio perpregarealvenerdìpomeriggio
dallaprimapagina
PadreMelis,47 anni, arriva il vener- dìeriparteladomenica,avoltesi fer- matuttoilgiornoepoiriparteinfret- ta:aGenovaloaspettanoibambinie i ragazzini della Fondazione Padre Assarotti. Bambini della materna e delleelementari,per lamaggiorpar- te con piccoli e grandi problemi di apprendimento, tra gli stessi banchi dove ai primi dell’Ottocento studia- vano i piccoli sordomuti di padre. «Siamo qui dall’inizio del’Otto-
chiani quando riscaldare tutta la chiesa è difficile e eccessivamente dispendioso. Un problema, quello del riscalda-
cento, io non c’ero - scherza - prima l’istituto nazionale per sordomuti, oggiunascuolaparitariaapertaatut- ti. Insegnolìdadieci anni,prima ero in Africa, missionario in Costa d’Avorio». Lui è un frate diviso part time tra
Genova e Finale. Ma la sua parroc- chia no, non è affatto divisa a metà tra chiesa cattolica e Islam. «Abbiamo dei locali accanto alla
chiesa, lì sono ospiti, li accogliamo volentieri finché pregano». Li cono- sce tutti, i suoi fedelidiun’altra reli- gione: «Sono amici, conoscenti, bra- ve persone che lavorano negli alber- ghi vicini. Li fac- ciamo pregare, e credo siauna co- sa buona, prega- no per tutti e an- cheperme.Epoi sono controllati: ho la finestra sulla sala, non fanno altro che dedicarsi alloro devozioni».
L’OSPITALITÀ ÈUNDOVERE
preganoun po’ anche perme»
«Inquesto modo
lasuamissionnell’insegnamento,ha trascorsolasuaprimavitadopol’or- dinazioneinCostad’Avorio,seianni. Gli islamicipregano,poi tuttial lavo- ro. Durante il Ramadan, periodo li- turgico forte, lo spazio temporale si dilata, la chiesa è ancora più acco- gliente. Ei suoi parrocchiani? «Sonomol-
Il fratedegli scolopi,ordinecheha
to tolleranti, bisogna educarli anche a queste cose, sono due anni che an- diamo avanti emai un problema». Il vescovo?«Nonmihamaidettonulla e io ho l’autorizzazione deimiei su- periori». L’indipendenza degli ordi- ni religiosi rispetto allaCuria dioce- sana è sacra. La storia della strana alleanza tra
mento della parrocchia, all’ordine del giorno: proprio in queste setti- manepadreMelishainviatounalet- tera ai parrocchiani per chiedere lo- ro un contributo economico per co- prireunapartedellespese.Ovvioche queste offerte servirebbero, di fatto, anche a scaldare gli ospiti del vener- dì.
Racconta Aiman, il cuoco egizia-
no: «PadreMelismi ha detto parole che non ho più dimenticato, spie- gando che Dio è uno e laChiesa è il postodovepregarlo.Danoi inEgitto non esistono problemi di religione tralacomunitàcristianaemusulma- na,ma solo sociali». Non commenta Don Germano,
Il conventodegli Scolopi a Finalborgo
ILSECOLOXIX MARTEDÌ
23NOVEMBRE2010
7 CRISTIANI E ISLAMICI
alcasodiGallarate, tuttigliaiutiall’Islam FRANCESCOPELOSO
parrocodellaBasilicadiSanBiagiodi Finalborgo, situata a qualche centi- naio dimetri da quella di San Cala- sanzio, la decisione di padre Melis. «In realtà, non ne sapevo nulla - ha detto -me lo ha detto padre Andrea due giorni fa e preferisco non com- mentare, anche se sono parecchi i centri religiosi che danno lapossibi- lità ai musulmani di ritrovarsi per pregare». SILVIAANDREETTO BRUNOVIANI ©RIPRODUZIONERISERVATA
PadreAndreaMelis (inpiedi) cui è affidata laparrocchiadelCalasanzio LA CRISTIANA CONDANNATAAMORTE IN PAKISTAN
ASIABIBI «INNOCENTE», ÈVICINAALLAGRAZIA
LAURENCEFIGÀ-TALAMANCA
duemondi di fede diversa inizia un paiod’annifa.L’occasioneèunacon- versazione (casuale,oprovvidenzia- le) traAimanHassan, cuoco egizia- no e responsabile deimusulmani fi- nalesi (oggi rientrato inpatria) e pa- dre Andrea Melis, un religioso che vive e insegna a Genova, ma è re- sponsabiledellaparrocchiadeipadri Scolopidaquandosonomorti gliul- timiduepadri che vivevanonel con- ventofinalese,adiacenteallaparroc- chia. ErastatoproprioAimanaesporgli
la loro difficoltà di trovare un luogo adattoariunirsieacostringerliariu- nirsiincasadiunoodell’altro,maco- munqueinappartamentitroppopic- coli per poter pregare tutti insieme. Eproprioinquell’occasione,fupa-
dreMelis ad essersi reso disponibile e a proporgli che gli avrebbe potuto dare l’accesso ad una cappella inter- naallachiesa,allaqualeimusulmani entrano da un ingresso laterale, uti- lizzata saltuariamente dai parroc-
ASIA BIBI è «innocente». Lo ha scrittonerosubiancoilministroper le minoranze pachistano, Shahbaz Bhatti, nel «rapporto dettagliato» cheilpresidente,AsifAliZardari,gli aveva chiesto per poter valutare la concessione della grazia alla cristia- na condannata a morte per blasfe- mia. Ildossier saràconsegnatonelle mani del capo dello Stato dallo stes- soBhatti:«RaccomanderòaZardari di firmare l’atto di clemenza», ha det- to. Ormai, la scar- cerazione della donna pare cosa fatta. L’apertura di
una nuova inchie- sta sul caso di Asia Bibi era stata solle- citata - e ottenuta - dal ministro degli Esteri
italiano
raccontare l’episodiodello stupro al governatoredelPunjab,SalmanTa- seer, che sabato scorso l’ha visitata nel carcere vicino a Lahore dove è rinchiusa. Nella stessa occasione il governatoreharicevutodalladonna la domanda di grazia presidenziale, impegnandosi a consegnare la ri- chiesta personalmente aZardari. All’origine dell’accusa di blasfe-
Franco Frattini nella sua recente visita a Islamabad.Eproprio al tito- lare della Farnesina, Zardari aveva fattosapercheladonnanonsarebbe statamai giustiziata. Ieri intanto sono emersi nuovi
drammatici dettagli sulle ore che hanno preceduto l’arresto della donna nel giugno 2009: i suoi aguz- zini l’avrebbero stuprata prima di consegnarla alla polizia. Sarebbe stata la stessa Asia Bibi, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, a
CartelloproAsiaBibi
mia, un’accesa discussione sulla re- ligione conle colleghedi lavoro, tut- te musulmane, in cui Asia, operaia agricola,madredi5 figli, fu accusata di averoffesoilprofe- ta Maometto. Sot- tratta all’ira delle sue compagne che la picchiavano, fu trattenuta da alcu- ni uomini musul- maniprimadell’ar- rivo della polizia.E qui -secondoil rac- contodelladonna - si sarebbe consu- mata la violenza. E
il 9 novembre scorso la sentenza di condanna amorte. Ora però cresce l’ottimismo. «In base allemie inve- stigazioni siètrattatodiunadisputa personale-sonostatelerassicuranti paroledelministroBhatti,anchelui cristiano - e la donna non ha com- messo nessun reato di blasfemia». I suoi figli hanno lanciato un ap-
pello: «Io voglio solo rivedere lamia mamma»,hadettolapiccolaAshain lacrime, circondata dai fratelli.
ROMA.Da ultimo è stato il cardi- nale Dionigi Tettamanzi a difen- dereildirittodeimusulmanimila- nesi ad avere una loromoschea. Il porporato ha chiesto, solo poche settimane fa, che anche i seguaci dell’Islampotesseropregareeriu- nirsi inunluogoadeguato.«Miap- pelloalleistituzioni -disseTettta- manzi - perché sappiano cogliere nella diversità delle fedi e delle presenze straniere l’elemento di ricchezza di Mi- lano».Delrestola comunitàmusul- mana a Milano è ormai una realtà sociale forte, in- torno alle cento- mila persone, di cui però solo una minoranza è pra- ticante. Alle pa- role del cardinale fecero eco quelle di monsignor Ambrogio Spreafi- co, responsabile per l’ecumeni- smo dellaCei oltre che vescovo di Frosinone. «Non vedo perché - disse - in una grande città come Milano non ci possa essere una moschea, non vedo in questo un affrontoalradicamentodelleradi- ci cristiane o alla nostra fede. Poi pragmaticamente, ma anche con tranquillità, sipuòdiscutere ildo- ve e il come». Naturalmente il fronte leghista mise sotto accusa l’arcivescovo, troppo filo-islamico,ma il proble- maesisteeccomevistochepoi, sul piano amministrativo, si indicano quasi sempre soluzioni d’emer-
MULTIRELIGIOSO DalcardinaleTettamanziaMilano
LEALTRECONFESSIONI Il problema
nonriguarda solo imusulmani.
Gli ortodossi sono piùnumerosi
genzacometendonidi teatri,spia- nate periferiche, tensostrutture che da provvisorie diventano sta- bili.Enel frattempo simoltiplica- no lemoschee abusive, quelle che sfuggonoadognicontrollodelMi- nistero degli Interni, e che posso- no essere facilmente preda di imamestremisti. Al contrarioaGallarate,provincia diVarese, laChiesalocalehaoffer- to, l’estate scorsa, un’area della parrocchia di Arnate alla consi- stente comunità islamica locale affinché potesse montare un ten- doneper celebra- re il Ramadan. Cristiani e mu- sulmani fianco a fianco, pratica- mente insieme. Anche don Fran- co Carnevali, sa- cerdotedelposto, lanciò un appello alle autorità:
SOLIDARIETÀ INUNPAESE
«Ogni comunità religiosa cittadi- na abbiaunpostoperpregare, che non sia precario né provvisorio». Laquestionerimbalzadaunapar- te all’altra della Penisola, perché l’Italia, nel frattempo, è diventato un Paesemultireligioso con 5mi- lioni di immigrati. E la questione
nonriguardasoloimusulmani.Gli ortodossirappresentanoilgruppo più consistente, e anche in questo caso–malacosaèassaimenopro- blematica - la Chiesa cattolica ha offerto e ceduto edifici sacriper le nuovecomunitàcristiane,siapure orientali e non in comunità con il
Papa. ©riproduzioneriservata
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