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commenti LE LETTERE Le ipocrisie


della politica A Treviso non si può scrivere che il volo rende liberi, chi lo fa offende la memoria perché si ispira alla scritta che c’è all’ingresso di Auschwitz. Che si tratti di lavoro o di volo poco importa, quello che non si può scrivere pare sia il Macht Frei. Il lavoro, quello no, di esso si può abusare li- beramente, lo hanno usato i nazisti per far credere che passato quel cancello, lavo- rando si possa ottenere la li- bertà. Non è quello il solo esempio di chi abbia voluto mettere assieme i due con- cetti. Anche la Costituzione italiana usa il lavoro per dare un’illusione di libertà ma come accade un po’ ovunque a lavorare sono sempre gli stessi e sempre gli altri stessi godono. Altrove per anni l’hanno fatta ancora più spu- dorata: nella DDR per dare la giusta illusione specificavano che la repubblica in que- stione era democratica, se poi a questa parola magica viene affiancato anche il termine popolare si ottiene il mas- simo: un paradiso in terra chiamato Corea del Nord. O. OHM(GERMANIA) E-MAIL


Troppi fondi Ue


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LAPROTESTADELLACULTURA/1


solo un tentativo di sviare l’attenzione da sprechi ben più sostanziosi che magari coinvolgono personaggi che non possono essere messi alla berlina. LUCA VOLETTI E-MAIL


La lezione


TAGLIDISSENNATI, NONSANNOSCEGLIERE


LUCABORZANI


sono usati male L’Unione Europea ha deciso di chiedere la restituzione dei fondi che sono stati spesi per il concerto di Elton John a Napoli. Sul piano formale non avrei nulla da eccepire, ma che dire di tutti fondi che l’Unione sperpera ogni anno senza che nessuno abbia nulla da ridire? Se si mette tutto assieme i cittadini euro- pei ne avrebbero di soldi da rivolere indietro. Un’organiz- zazione indipendente chia- mata Openeurope, un think tank con sede a Londra e Bru- xelles, pubblica regolarmente sul suo sito l’elenco aggior- nato degli sprechi europei. Nel suo ultimo file intitolato “I maggiori 50 sprechi della UE nel 2010” parla ad esem- pio di 411.000 euro per la rea- lizzazione di un centro per il dog fitness e la loro riabilita- zione in Ungheria che in re- altà non è mai stato costruito. 5,25 milioni di euro per la flotta di limousine per i par- lamentari europei a Stra- sburgo. Il massimo: 8,5 mi- liardi per un programma qua- dro chiamato Agenda 2000 nel quale nessuno dei target che erano stati prefissati è stato raggiunto. Non è solo una questione meridionale: anche “Padre Rambo” ha rice- vuto 1,3 milioni di euro attra- verso la Regione Piemonte per rimettere in sesto vecchi edifici scolastici che avreb- bero dovuto ospitare i volon- tari di “Speranza Azzurra 2000”, nulla è stato fatto e neanche un centesimo è stato recuperato. Dopo aver letto poche pagine di questo rap- porto mi viene da pensare che la questione Elton John sia


di un bambino Tardo pomeriggio di un sa- bato uggioso e scuro in un paese del Piemonte: con amici acquistavo prodotti in un panificio e, mentre sal- davo il conto, entra un bam- bino di 8-10 anni, paffuto, con grandi occhiali da vista, che ha chiesto due “bombo- loni” e alla proprietaria ha detto che aveva, e le ha porto, 20 euro. Chissà perchè, gli ho detto che i bomboloni glieli offrivo io. E’ rimasto stupito; la proprietaria sorrideva e il bambino mi ha detto più volte grazie e quasi non vo- leva l’offerta. Stavo uscendo e lui mi è venuto dietro e, rin- graziandomi ancora, mi ha of- ferto il biglietto da 20 euro. Considerazioni: ci sono an- cora posti ove si fidano a far uscire nel buio del tardo po- meriggio bambini da soli; ci sono ragazzini ancora ben educati e ingenui che non co- noscono ancora il valore dei soldi, ma ne sanno di educa- zione. Questo nel panificio della Piazza principale di Moncalvo (Asti). Bisogna an- dare a vivere nei paesi di pro- vincia, per trovare antichi sa- pori e innocenza? A.B E-MAIL


La Costituzione D


polemica del sanguigno ministro democristiano era dettata da una contrapposizione ideologica e non, comeaccadeinquestigiorni,dauna sortadiindividuazionedapartedel- la “maggioranza” di governo del si- stema cultura del Paese quale sim- bolo dello “spreco” delle risorse pubbliche.Conlapiùassolutaindif- ferenza si ritienepossibile, anzido- veroso, chiuderemusei, teatri, isti- tuzioni culturali. Ènotocheunquadro,unospetta-


iciamolo: viene da rimpiangere Scelba e la sua in- vettiva contro il “culturame”. Pa- radossalmente la


essere un’altra: quella di avviare un grande piano di riorganizzazione e razionalizzazione del sistema cul- tura, individuaredellepriorità,pre- miarelegestionivirtuoseepenaliz- zarequelledebitorie, introdurrein- dicatori di risultato e di innovazio- ne, nuovemodalità di rapporto con il grande pubblico.Avviare riforme acostozerocomeladefiscalizzazio- ne dei contributi privati. Nessuno nega infatti che nella


colo,unfilmnonsimangiano.Meno noto è che la cultura èuncomparto produttivocondecinedimigliaiadi lavoratori che corrisponde al 2,1% delPilemuoveoltreil40%delmer- catoturisticonazionale.Echenella societàdellaconoscenzalacultura, laricercaela scuolasonounsegmentostrategicodiunanuova possibilefasedisviluppo.Lesceltedellecittàeu- ropee dopo la crisi dell’industria tradizionale hanno già dimostrato come l’investimento nel patrimonioculturalesiadiventatocentralenella competizione tra le grandi aree urbane. C’è quindi da chiedersi se qualcuno ha fatto


davvero i conti e misurato oltre i costi dell’invo- luzionecivileesocialeprodottadaunPaesepro- gressivamente senza arte, senza musica, senza teatro, anche la perdita economica, diretta e in- diretta, in conseguenza dell’azzeramento delle attivitàculturali.Forsesiscoprirebbecheaunri- sparmio di cassa immediato corrisponde un ul- teriore impoverimento delle risorse del paese. Ma non si discute in questi termini:meglio pre- sentareil sistemaculturalecomeunorpelloinu-


e i voltagabbana Perchè il premier e il governo hanno qualche problema ? Non a causa del sanguigno Tonino, del simpaticone Pier- luigi, della “più bella che in- telligente”, del nostrano Beppe, dell’ondivago Pier Ferdinando, o di altri che “te lo dò io il benservito”. E’ in difficoltà perchè un suo brac- cio (destro-fino-a-Monte- carlo, e mai definizione di “destro” ha calzato a pen- nello come in questo caso) si è messo a far le bizze. L’ex “braccio destro” era stato messo lì dai votanti perchè ri- manesse “incollato” al partito (PdL) fino a mandato termi- nato (5 anni) e non perchè se ne andasse per conto suo, op- ponendosi addirittura a chi lo aveva sistemato su quella poltrona ove pare si sia incol- lato. In un Paese moderno ciò non sarebbe possibile, ma noi abbiamo ereditato dalla Seconda guerra mondiale la Costituzione più tremebonda dell’Occidente che permette a qualunque deputato o sena- tore di cambiar casacca in corso d’opera senza pagar pegno e soprattutto senza chiederne il permesso a chi lo ha eletto. Chi ha un compu- ter, clicchi su Google “ Costi- tuzione, art.67” e buona let- tura LUIGI FASSONE E-MAIL


Il crollodiPompeidiventatosimbolodeldegradoculturale in Italia


tile se non dannoso, qualcosa che ha legittimità di esistere solo in tempi di “vacche grasse”, in- ventarsi ipotesi ingenue e impraticabili sotto ogni latitudine come pensare che sia possibile operaresolosulmercatoeliminandoogni finan- ziamento pubblico. Difficilenonleggereinquesteargomentazioni


qualcosadipiùprofondo: l’ostilitàinciòchenon è omologabile, che non è immediatamente ri- conducibile ai modelli televisivi o ad atteggia- mentiplebiscitari, che rimanda aunadimensio- necriticaversolarealtà.Unavoltasisarebbedet- to a una cittadinanza consapevole. Così com’è difficile non fare comunque i conti con la crisi, conildebitopubblico, conl’impossibilitàdei co- muniedelleregionidicontinuareafornireservi- zi indispensabili. Allora forse la strada da perseguire dovrebbe


produzione culturale esistono an- che sprechi, conservatorismi, auto- referenzialità, gestioni insostenibi- li.Perquestosidovrebbeavereilco- raggiodifaredellescelte,diincidere sulle clientele, sulla “privatizzazio- ne”delle risorsepubbliche.Ma tut- to questononsi fa perché rischia di produrre un costo politico troppo alto:megliocolpireinmodogenera- lizzato e indifferenziato, trovando magari poi imodi per difendere un singoloenteounasingolarealtàter- ritoriale per non perdere consenso elettorale.


Per tutti questimotivi ieri c’è stata la serrata


delcinema,del teatroedellamusicaepochigior- ni fa quella deimusei, dei siti archeologici, delle istituzioni culturali.Una protesta del tutto ine- dita nella nostra storia recente e non finalizzata alla salvaguardiadiprivilegi corporativiodiuno specifico settore.Una protesta che ha coinvolto operatoriecittadini:soloaGenovainpocopiùdi una settimana si sono raccolte 15.000 firme. L’elemento unificante è stato l’articolo 9 della Costituzione che impegna la Repubblica a svi- luppare la cultura e a tutelare ilpatrimonioarti- stico.Forsesarebbeutileripartiredalì.Senzare- toriche. Una sfida vera per tutti: per la politica come per chi produce cultura.


LUCABORZANIèpresidentediGenovaPalazzoDucale,Fondazione per lacultura.


ILSECOLOXIX MARTEDÌ


23NOVEMBRE2010


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LAPROTESTADELLACULTURA/2


MAANCHEGLIARTISTI DEVONOFARESACRIFICI


CARLOSTAGNARO I


DIRETTORE RESPONSABILE UMBERTO LAROCCA


VICEDIRETTORE ALESSANDROCASSINIS


CAPOREDATTORE CENTRALE LUIGI LEONE


CAPIREDATTORI STAFF CENTRALE RICCARDOMASSA ROBERTOONOFRIO MARCO PESCHIERA


PRESIDENTE CARLO PERRONE


AMMINISTRATORE DELEGATO STEFANO SISTI


ART DIRECTOR MASSIMOGENTILE


CONSIGLIERI LUCA ASCANI FRANCOCAPPARELLI NATHALIECOLLIN GUGLIELMOMAISTO ALESSANDRO PERRONE


REDAZIONE


SEGRETERIA TEL. 010.5388403 FAX: 010.5388426 e-mail:


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se sono sempremeno, anche se alla fine gene- ralmente ce ne sono più di quante si temeva. Tuttavia, gli artistidevonocapireuna cosa: an- che loro camminano sotto lo stessonostro cie- lo, calpestano le stesse nostre strade, e devono fare gli stessi sacrifici di tutti. L’esistenza di un forte vincolo di finanza


l mondo della cultura italiano si è specializzatoinunaparticolare for- ma d’arte: la sceneggiata.Da anni, a ogni finanziaria scende in piazza perdenunciare le forzeoscuredella reazioneinagguato.Èvero: lerisor-


pubblica obbliga a fissare delle priorità: quali cespiti di spesa vanno ridotti e di quanto? La sceltapuò esseredolorosa,ma èdifficile soste- nere che il cinema sia più importante della scuola, il teatro dell’ospedale, ilmuseo del tri- bunale. Allo stessomodo, dentro l’immenso e disomogeneo calderone della cultura vi sono vociperlequali ilsostegnopubblicoèmenone- cessario, e settori che chiamano un intervento pubblico più attivo. Cioè: non basta definire priorità, occorre stabilire pure priorità nelle priorità.Noncisipuòlamentareperitaglioriz- zontali,epoi lamentarsiancorapiùfortequan- do la “non orizzontalità” colpisce questo anzi-


ché quello. Dunque,menosoldipertutti.Perquelcheri-


guarda il cinema, tutto sommato è un bene. Non solo può stare in piedi da sé, cercando di produrre filmche piacciano anche agli spetta- tori,oltre a chi li gira: è ancheunmodoper evi- tarerapporti,diciamo,dieccessivasimpatiatra chi detiene il potere, e chi regge la cinepresa. ComespiegaFilippoCavazzoni inunostudio


dell’Istituto Bruno Leoni, i cineasti hanno ra- gionesolosuunpunto: larichiestadifinanziare il cinema attraverso un credito di imposta che consentirebbecontemporaneamentesiadi so- stenereil settoreinmanieraindirettaenondi- scriminatoria, siadinontrasformare le zucche incarrozze. Inmanieranondissimile, i teatri– comebensannoigenovesi–sonostati troppoa lungocentridispesairresponsabili,dovelacul- tura era la foglia di fico dietro cui si accumula- vanorenditeeprivilegi.C’èprobabilmenteuna viadimezzotralagenerositàinsostenibiledel- lefinanzepubblicheeladuraleggedelmercato, ma il fatto che oggi il pendolo sia schiacciato sull’unafasorgereunainevitabilepresunzione a favore dell’altra. Da ultima,ma nonmeno importante, la spi-


nosa faccenda della tutela del nostro patrimo- nioartistico,di cui èdiventatotriste simboloil crollo della casa dei gladiatori a Pompei. Pro-


prio questa vicenda chiarisce che, spesso, il problema non sta nella scarsità delle risorse, manella totale inefficienzadella lorogestione. L’areaarcheologicadiPompeièunasovrinten- denza speciale (o autonoma). Ovvero, tutti i soldi che incassa dalla bigliettazione rimango- noadisposizione(nonfinisconoaRomaperpoi essere riassegnati). Nonostante questo una gran quantità di de-


narorimane come residuodi cassa a fine anno: in sostanza non viene spesa. Quindi, prima di pretenderenuovi fondi, bisognerebbe spende- re (bene) quelli che già ci sono. Chiaramente, unmaggiore coinvolgimento dei privati aiute- rebbeaconseguireunduplicerisultato:mobili- tarelerisorsenecessarieavalorizzareisiti,edi- stinguere chiaramente i compitidi gestioneda quellidicontrollo,conbeneficidiogniordinee grado. Più in generale, un rapporto presentato a


Florens2010dall’Associazioneper l’economia dellaculturamostrache,nell’ultimodecennio, tra le spese delministero deiBeni culturali so- no aumentate drasticamente quelle per il per- sonale,mentre sono scese quelle per la tutela (restaurieinterventidinaturatecnico-scienti- fica). I “soldi per la cultura”, cioè, sono in gran parte“soldiperglistipendi”e,agiudicaredairi- sultati, neppure troppo produttivi. Qualunque famiglia in difficoltà, prima di


chiedere l’elemosina, o pretenderla, cerca di eliminare le spese superflue e renderepiùeffi- cienti le altre. Perché gli uomini della cultura dovrebbero essere gli unici per cui tutti i pasti sono gratis?


CRONACHE


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