genova
ILSECOLOXIX MARTEDÌ
23NOVEMBRE2010
23 DELITTO DI NERVI. NELL’UDIENZA FIUME L’IMPUTATO GETTA OMBRE SULLA MATHAS: «LASCIAVA IL FIGLIOASCONOSCIUTI» «IlmorsoalpiccoloAle?Unbaciopergioco» Raserocambiaancoraversione: «Vidi ilbimbosedutosul lettoanottefonda».Ammessi i tentativididepistaggio GRAZIANOCETARA
ILMORSO al piede del bimbo fu «un bacio amorevole», stampato «per gio- co» sul lettone del monolocale della morte. Non la sevizia che aveva am- messo incarcere durante uncolloquio con i famigliari intercettato dalla poli- zia. Una coccola,
piuttosto.Che lasciò i segni sullapelle, fe- ritesopraesotto,so- lo perché «Katerina mi diede una scop- pola dietro la testa facendomi finire con la bocca sul pic- colo». Eccol’ultimaveri-
«PADREAMOREVOLE»
tà di Antonio Rase- ro, l’agente maritti- modi29anni,aprocessoperl’omicidio di Alessadro Mathas, il bimbo di otto mesitorturatoeuccisonelresidencedi Nervi la notte tra il 15 e il 16marzo. In attesachelamadredellavittima,Kate- rinaMathas,25anni,sfiliinappuntabi- lenellamisesceltaperl’occasione,cap- pottocondoppiopetto,maglioneconil collo alto, jeans tone-sur-tone e scarpe con mezzo tacco, l’imputato gioca le sueultimecarte.Eprovaaribaltarean- corauna volta ipiani sucui le accuse si erano poggiate fino a questo punto. L’obiettivo è chiaro fin dall’inizio
della seconda udienza dedicata al suo esame.Aporre ledomande, ora, sono i suoidifensori,gliavvocatiRomanoRa- imondo eAndreaVernazza. Interrotti per chiarire e integrare dal presidente della giuriaMassimo Cusatti, sempre attentoeimplacabilecensore, insieme algiudicealatereClaraGuerello,quan- do la discussione prende pieghe inve- rosimili. Bisognademolire lamadredelbam-
binoucciso,uscitadi scenadalproces- soprincipale,adirediRaseroedeisuoi famigliari, «troppo presto». E allora per tre ore si assiste alla rappresenta- zionediunuomo«amorevoleepremu- roso»neiconfrontidiunfigliononsuo, figlio che lamadre «lasciava anche agli estraneiinmezzoallastrada».Accadde una volta in piazzaMatteotti, nel cen- tro di Genova, racconta l’imputato: «Ricordo che Kate doveva andare in bagno e allora prima di entrare in un bar,affidòAlessandroadueuominiche avevaappenaincontrato. Ioarrivaipo- codopoetrovai ilbambinoinbraccioa
deglisconosciuti.Larimproverai.Ioho deiprincipi,eunacosasimilenonpote- vo tollerarla». Rasero raccontato da Rasero era,
Il broker ricorda le volte incui rimase solo conla vittima: «Fui premuroso, lei sene fregava»
tando permantenere il contatto con i suoi due
figli.Ecco il contrasto su cui i difensoridiRaserohannocercatodifar leva.Squadernandotuttoil campiona- rio dei comportamenti della donna di cui l’agentemarittimoè statotestimo- ne: le sniffate in macchina mentre il bimboeradall’amicodiRapalloepian- geva; il pannolino sporco ignorato, le merende saltate. Ma è sulla notte
«CONOBBI ALE E LEI GIÀ VOLEVA LASCIARMELO»
del delitto e le ore successive che inodi vengono al pettine. L’ultima versione fa emergere un detta- glioinedito:«Anotte fonda, dopo l’uscita della Mathas e la mia,piùbreve, vidi il
bimbo in posizione eretta sul divano». A quell’ora, secondo il pm, Ale era già morto. L’ultimo nodo è una delle tele- fonate all’amicoHallerMaroni: «Sì, gli chiesididireallapoliziacheconlaMa-
thas e ilbimbo c’era stato lui enonio».
cetara@ilsecoloxix.it ©RIPRODUZIONERISERVATA
KaterinaMathas nella sua veloce apparizione in auladavanti all’imputatoAntonioRasero L’INCONTRO DAVANTI ALLA GIURIA OTTO MESIDOPOIL DELITTO
KATELO“BRUCIA”CONGLIOCCHI EAIPARENTIDICE: «CHESCHIFO»
Indagataperabbandono, si rifiutadi rispondere.Diffusoinaulal’audiodell’interrogatorio ILRETROSCENA
prima dell’arresto, un uomo «impe- gnato»,pienodiappuntamenti,chean- cora ricorda a memoria il nome degli yacht di cui si occupava e dei facoltosi proprietari. La Mathas gli importava solo «perché ci consumava la cocaina insieme» e inun’occasione «per averci fattosesso» (circostanza smentitadal- la giovanemadre).Un uomo che si era allontanato dalla sua famiglia, dalla compagna(AliceVilla,presenteinaula per tutto il tempo), ma che stava lot-
KATERINAMathas sfila accigliata davanti aRasero, senza degnarlo di unsololampodeisuoiocchibellissi-
mi.Sisiede,sipresentaalmicrofono comeèstabilitodalritodelprocesso pubblico, e se ne va. È suo diritto non rispondere alle domande, per- ché indagata in un’altra inchiesta collegata, per aver abbandonato il figlio tra le braccia del presunto as- sassino. Decide di avvalersene, ben consigliata dagli avvocatiPaoloCo- sta e IgorDante.Eallora come è arrivata così se neva, facendorisuonare,nell’aulainreligiososi- lenzio, imezzi tacchi che ha scelto di indossare sotto jeans e doppio petto grigio. Lascerà sibilare tra le labbra solouncommen-
KaterinaMathas all’arrivoinmacchinadavanti al tribunale
to,passandodavantiallamadreealleziediRase- ro, sedute fuori dalla corte d’assise: «Che schi- fo!», dice senza aggiungere altro e senza rispon- dere alle domande dei giornalisti, difesa dal pa- dre naturale del piccolo Ale, al quale in queste ultime settimane pare essersi riavvicinata. Il silenzio e il viso altero di KaterinaMathas
hanno fatto da contraltare, ieri pomeriggio, alla Mathas di settemesi fa, la donna appena uscita dalcarcerecheilpmMarcoAiroldi interrogòda- vanti al giudice per le indagini preliminari Vin-
cenzo Papillo in incidente probatorio (termine tecnico che indica tuttequelle fasidelle indagini destinata a essere trasferite pari pari nell’even- tuale processo). La registrazione è stata ripro- dotta inauladavanti ai giudicipopolari e aquelli togati e al pubblico. Per loro erano parole total- mentenuove,mentregliavvocati, ilpmel’impu- tatoeranopresentialmomentodell’interrogato- rio che si tenne a palazzo di giustizia. Nessuno finora aveva mai ascoltato il pianto
dellamadre.AnchealletelecamerediMatrix,che l’hanno intervistata a processo iniziato, aveva nascostoil suodolore. Il cdascoltatoieriharive- lato una donna più fragile di quanto non appaia. Chepiangesoloquandoilpmlechiedecometro- vò il figlio dopo essere stata svegliata daRasero:
«Lo tirai su, era pieno di macchie rosse e viola sul viso». La voce si spezza, e la registrazione rimanda il suono di un singhiozzo: «Che cosa gli hai fatto, gli dissi - prosegue la Mathas, trovando un filo di forza - ho abbracciato Ale con la coperta, hodetto chiamaun’
ambulanza.Lui mi rispose che era meglio andare conlasuamacchina,avremmofatto prima. Io scrollavo il piccolo, e An- toniocontinuavaadirecosaavrem-
modovutoriferireinospedale.Non dovevamo dire che eravamo a casa sua. Continuava a ripeterlo e io gli risposi che avrei detto solo la veri- tà». La giovane si interroga, dopo
averterminatoilracconto.Enonsidàpace:«Iolo socheèstatoluiadammazzaremiofiglio.Èilmio istintomaterno a farmelo
capire.Ma non posso dirlo con certezza perché non l’ho visto». Ecosì si fa strada il
rimpianto.Nelleprimeore
dopo il delitto lo aveva detto: «Come ho fatto a noncapirloprima?».Edifattiritornanoidueepi- sodi incui il figlioerarimastodasoloconRasero. L’agente marittimo ha rievocato quelle due si- tuazioni riferendodelle sue cure amorevoli edel
menefreghismodellamadre.LaMathasharicor- dato quei segni sulla guancia destra che Rasero attribuì a una caduta dal tavolo. «Perché nonmi haichiamatoperdirmelo?
Glichiesti.Larisposto fu questa: “Tanto saresti tornata prima o poi”». G.CET.
FOTO PAMBIANCHI
«LAPRIMAvolta in cui conobbi il piccoloAle leimi chiese se potevo tenerlo per la notte», ha rivelato in udienzaRasero: «Io risposi chemi sembrava assurdo e le dissi di no». «La seconda volta se ne andò senza propormelo nemmeno ma primami chiese se le prestavo 200euro per comprare la cocaina con il suo amicoBruno Indovino».
«QUEL GIORNO IN CUI RIMASI SOLOCONLUI»
«L’UNICAvolta in cui andai a casa dellaMathas in viaDonaver a San Fruttuoso rimasi da solo conAlessandro per un bel po’ di tempomentre lamadre era in giro a cercare della droga. “Se ha fame dagli degli omogeneizzati”, fu l’unica indicazione che lamadremi lasciò. Io giocai con lui e gli diedi damangiare.Quando tornò sniffammo coca insieme».
«DA INDOVINO ALE PIANGEVA E LEI “PIPPAVA”»
«LASERAdel 15marzo durante il viaggio daRapallo a Portofino il suo amicoBruno la chiamò dicendogli che il bimbo piangeva inconsolabile. Lei non fece una piega,mentre guidava. Si fermò in una stradina nei pressi dell’abazia dellaCervara e pippò della cocaina. In altre occasioni, con il bimbo che aveva il pannolino sporco, non lo cambiò nemmeno».
«LA MATTINA DELLA CRESTINA DIEDI IL LATTE»
RASERO: «Lamattina in cui feci la cresta ai capelli diAle in bagno a casamia, il piccolo piangeva e lamadre proprio non voleva svegliarsi.Dissi a Maroni, che era presente (e sostiene cheRaseromaltrattò il bimbo, ndr) di fare il latte e quandomi portò il biberonmi accorsi che era rovente.Avevo fatto la prova sulmio polso come per imiei figli».
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