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ILSECOLOXIX VENERDÌ 26NOVEMBRE2010
xte / cultura DOPOGLI IMPRESSIONISTI ILPROFESSOREVAINPENSIONE
VincentVanGogh, “Pini al tramonto”, 1889
PaulGauguin, “Donne e cavallobianco”, 1903 MarkRothko,“Marronescuro,grigio,arancione”1963
GENOVAFAILBIS: 2011CONVANGOGH
EKANDINSKIJ Il curatoreGoldin raddoppia alDucale: a novembre dell’anno prossimo grandemostra sul tema del viaggio, daGauguin aRothko
ROBERTAOLCESE
GENOVA. «Ho inseguito l’“Autori- tratto al cavalletto” diVincentVan Goghpermesi:portarloinItaliaper me è un sogno. Lamostra in cui lo esporrò, qui a Genova, sarà quella più personale, quella che mi asso- miglia di più tra tutte quelle che ho realizzato».MarcoGoldinnonfa in tempo a presentare alla stampa la grande mostra “Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse” - che inaugura stasera a Palazzo Ducale ma apre al pubblico domanimatti- naalle9- cheasorpresapresentala sua prossima esposizione. Dedica- ta, almeno nel titolo, all’artistama-
ledettoolandese.Lanuovasfidache il curatore trevigiano affronterà al Ducale si chiama “Van Gogh e il viaggio. Pittura degli spazi percorsi da Turner a Gauguin a Rothko”. E c’ègiàancheladata:dal2novembre 2011 al 15 aprile 2012. Goldin la annuncia con un colpo
AntonioGibelli,68 anni, è tra imassimi espertidiPrimaguerramondiale
“Pini al tramonto” di Van Gogh, “Donne e cavallo bianco” di Gau- guin, “Soledelmattino”diHopper. Diverse anche le opere di William Turner, conle sue sperimentazioni sui colori del cielo. Seil90%delleoperedi “Mediter-
raneo” non è mai stata esposta in Italia,molti degli artisti della pros- sima mostra sono stati recente- mente protagonisti nel nostroPae- se.Goldin,però,precisacheleopere sarannouna sorpresa e, conunpiz- zicodimalizia, sottolinea, adesem- pio, che diHopper «finalmente ar- riverannodelleopereinteressantie di grandi dimension».Critica, poco velata, allamostra dell’anno scorso aPalazzoReale aMilano. Di cosa tratta ilprogetto sul viag-
GIBELLI: «ALL’ATENEO NONSERVOPIÙ»
Lo storico genovese: «Con la scusa della crisi l’università fa in modo che ce ne andiamo» GIULIANOGALLETTA
giodel2011?«NonsolodiVanGogh, anche se porto ben quaranta opere sue, di cui trentamai viste in Italia. EilmotivoècheVanGoghsintetiz- zaallaperfezioneilrapportotraEu- ropa eAmerica, e fra la pittura del- l’Ottocento e quella del Novecen- to».Una chiave per leggere due se- coli di storia dell’arte attraverso la figuradell’artistaolandese,cherac- conta anche il viaggio, geografico e interiore. «Sono riuscito a farmi prestare anche il piccolo quadro conlescarpediVanGogh,èunaidea figurativa del viaggio a piedi nella campagna olandese». Perquestamostra,chemiraasin-
ANTONIO GIBELLI lascia l’Uni- versità. La politica dell’ateneo ge- novese di incentivare l’esodo dei professori pensionabili ha fatto breccia anche sullo storico geno- vese. Sessantotto anni, uno dei massimi esperti di Prima guerra mondiale,collaboratoredelSecolo XIX,Gibellihacreatol’Archiviodi scritturapopolare,dalqualeènata unaverapropriascuolanell’ambi- todella storia contemporanea.Un grande studioso che non disdegna però dimisurarsi con la bruciante attualità, come ha fatto con il suo ultimo libro, “Berlusconi passato la storia” (Donzelli, 122 pagine, 12,50 euro). Un punto di riferi- mento, quindi, anche politico per le tante generazioni di studenti che si sono formate in via Balbi 6 negli ultimi quarant’anni. Quanti, professore? «Nonhomai tenutoil conto,ma
possiamo farlo adesso, a spanne. Parlando solo di tesi di laurea, che hoseguitocomerelatoreocorrela- tore, forse arriviamo almigliaio». Nessun rim-
di scena, posizionato alla fine del percorso dellamostra sulMediter-
raneochesiapredomani.Dopol’ul- timasala-quelladei tregrandi,Mo- net, VanGogh e Cézanne - un pan- nello espositivo svela infatti le pri- me immagini dei capolavori,molti deiqualigiàsottocontratto,cheap- proderanno a Genova nel 2011. Lo showprimadi tutto, insomma: così Goldin fa parlare le opere. Nessun effetto speciale negli allestimenti delleesposizioni:muribianchi, luci ben regolate, e un sistema termico che protegge le tele dagli sbalzi di
temperatura.Cosìèstudiataquesta mostra, così forse sarà laprossima. Adattirareglispettatoricipensa-
tetizzare le centinaiadi esposizioni realizzate inquindici anni di attivi- tà, Goldin ha curato il catalogo da solo:«Saràunsaggio,piùcheunca- talogo», dedicato al cammino, la scalata, ilmare, l’
estate.Conunase- zione sugli impressionisti, con le ninfeediMoneteledonnetahitiane di Paul Gauguin. Goldin one man show, insomma, come nel suo stile. Anche se la Fondazione Palazzo
pianto ? «Probabilmen-
no i capolavori. E l’anno prossimo saranno almeno cento, tutti già in- dividuati. «Il 50%è già stato acqui- sito. Sto trattando con la TateMo- dernGallerydiLondra,chedovreb- be prestarci sei o sette Turner, con Mosca per le opere diKandinskij e con alcunimusei americani per al- cunetelediEdwardHopper,enatu- ralmenteMarkRothko». IlVanGo- ghMuseumdiAmsterdameilKröl- ler-Müller Museum di Otterlo manderannoinveceleoperedelpit- tore olandese. Che opere vedremo l’anno pros- simo? “Autoritratto al cavalletto” e
VincentVanGogh, “Autoritrattoal cavalletto”, 1888,Amsterdam “MEDITERRANEO”
Domani si inaugura, sempre alDucale, l’esposizione
conquadri diMonet, Matisse eCézanne
le opere della prossima esposizione aGenova
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Tra gli artistiVanGogh, Kandinskij,Gauguin,
Hopper,Rothko e Turner
Ducalefalasuaparte.«Lamostradi Goldin è ben inserita nel quadro delle attività della Fondazione, che cogliedatanteattivitàdiverse,eche hasempreavutoal centrolaqualità eilrapportoconilgrandepubblico» spiega il presidente Luca Borzani «Ci sono le mostre sui pittori, ma anche quella sull’Africa, quella de- dicata al Porto e i grandi incontri. Un’offerta che contribuisce ad atti- rare pubblico e visitatori in città». «ConlaFondazioneGenova è stata lungimirante» osserva il sindaco Marta Vincenzi «perché ora, con i tagli del governo, non potrebbe più permettersi di investire.Certo, per andare avanti è importante però che sia diventi autonoma». Intanto, i attesa della mostra su
VanGoghe il viaggio,Genovapotrà valutarequellasul “Mediterraneo”, che si inauguradomani conapertu- ra straordinaria dalle 9 all’una di notteeeventispeciali.«Leprenota- zioni vanno benissimo» assicura Goldin. Vedremo come risponde-
ranno cittadini e stranieri.
rolcese@kpnqwest.it ©RIPRODUZIONERISERVATA
te,allafine,glistu- dentimimanche- ranno, i giovani regalano sempre una grande vitali- tà. Insegnare poi aiuta a capireme- glio quello che si pensa». Lei avrebbe
Iononriescoafarealtrettantoemi sento un pesce fuor d’acqua». Com’è cambiato inquesti an-
ni l’insegnamnento della storia contemporanea? «NeiprimianniSettanta, lasto-
ria contemporanea non esisteva come disciplina davvero autono-
ma.Erauna cosaunpo’da giorna- listi, o da politologi, peggio ancora damilitantipolitici. Ilmioprofes- sore di storia contemporanea, che sichiamavaCataluccioechericor- do con affetto, era fondamental- mente uno studioso di storia di-
plomatica.AGenovapoi, l’egemo- niadellamodernisticaerafortissi- ma, ed esisteva una gruppo di modernisti molto qualificati, da Costantini aGrendi». Eoggi? «Inquestiultimidecenni la sto-
CHIAMATEIGIOVANI
«Spero che la facoltà di Storia diGenova richiami i cervelli che sono fuggiti all’estero»
potuto insegnare ancoraunpa- io d’anni? «Sì,ma ci hanno fatto capire in
tutti imodicheeramegliotogliere
ildisturbo.Siamointempidi crisi, e l’università deve risparmiare, snellirsi:èunlussochenoncipos- siamo permettere. Con la scusa della razionalizzazione, dell’eli- minazione degli sprechi, dapper- tuttotagli,acominciaredaireparti più significativi per la ricerca e la formazione superiore, cioè i dot- torati.Equesto amaggior ragione se si tratta di discipline umanisti- che. Alla fine, in questo clima di smobilitazione, con le minacce sullefutureliquidazioni,vuoleche non venga la tentazione di andar- sene?». Forsenonriuscivapiùa rico-
noscersipiùinquestauniversi- tà? «Da sette,ottoanni sidedica tre
quartidel tempoaparlarediburo- crazia, cambiando e ricambiando senza neppure avere il tempo di verificare se i cambiamentiprece- dentisonostatiunbeneounmale.
riacontemporaneahaconquistato una posizione accademica e un ruolo sociale enorme. Ha cono- sciuto grandi maestri, come Eric Hobsbawm e George Mosse. Ha elaboratotemipesantidiriflessio- ne,dai totalitarismiallaShoah.Ha riflettutosuproblemimetodologi- ci di prima gran- dezza, come il rapporto con te- stimoni viventi, l’amplificazione deimedia, la rie- laborazione del passato in quan- toproblemadiri- levanza pubbli- ca.Èfinita inpri- ma pagina sui giornali, come ri-
flessodiunconsumo,diunusoedi un abuso crescente di storia». Chi raccoglierà la sua eredi-
tà? «Io continuerò a collaborare
conl’universitàeinfacoltàci sono giovani studiosi capaci, anche se dei quattrodocenti inorganico al- tri due, oltre ame, hanno smobili- tato. Inoltre ci sono docenti di grandelevaturaindisciplineaffini come l’americanistica e le relazio- ni euro-atlantiche. Ma tra i tanti “cervelli” che hanno lasciato l’Ita- lia e hanno fatto all’estero il loro percorso c’è un genovese, Enzo Traverso, che ha insegnato al- l’École des Hautes Études en SciencesSocialesdiParigi, studio-
sodellaShoah.Tornerebbe volen- tieriaGenova,nellaqualehaanco- ralesueradiciepotrebbefarlogra- zieaunaleggecheappuntofavori- sce il ritorno in Italia di studiosi eminenti.SperodavverochelaFa- coltà e l’Ateneo non si lasceranno
sfuggire questa occasione».
galletta@ilsecoloxix.it ©RIPRODUZIONERISERVATA
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