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ILSECOLOXIX DOMENICA 26SETTEMBRE2010
xte / cultura
UNAUTORE CHEVOLEVA PENSARE
ItaloCalvino (1923-1985) è uno scrittore che ha sempre coniugato il talento di “favolista” con il rigore della razionalità. Fra i suoi libri, tutti pubblicati da Mondadori, la trilogia “I nostri antenati”, “Marcovaldo”, “Le Cosmicomiche”, “Le città invisibili”., “Se una notte d’inverno un vjaggiatore” “Palomar”.Nella saggistica, “Appunti sulla narrativa”, “Lezioni americane”
ILNARRATORE CHESPIEGÒ L’ITALIA
AlbertoMoravia (1907-1990) è edito daBompiani. Tra i suoi romanzi, “Gli indifferenti, “Le ambizioni sbagliate”, “La bella vita”, “Agostino”, “La romana”, La ciociara”, “La noia”, “La vita interiore”, “Il disprezzo”.Dalle sue storie hanno tratto i loro filmregisti come VittorioDe Sica, BernardoBertolucci, FrancescoMaselli, MarioMonicelli, Jean-LucGodard
CALVINO MORAVIA GIULIANOGALLETTA
GLIANNIVERSARIculturali spes- so aiutano a focalizzare l’interesse sufattiopersonaggi cheavolte,per motivi diversi, rischiano di essere emarginatidaundibattitopubblico sempre più ossessionato da una presunta attualità. In questi giorni cadono quasi contemporaneamen- te le ricorrenze dellamorte di due dei maggiori scrittori italiani del Novecento, Alberto Moravia (26 settembre 1990)eItaloCalvino(19 settembre 1985), ricordati da in- contri e iniziative (alloscrittore ro- manoilcanaleRaistoriadedicaoggi lagiornata).Unconfrontoa distan- zafradueintellettualicheaunven- tennio dalla scomparsa godono di una fortuna molto diversa. Mora- via, che era sempre stato al centro della scena letteraria, è stato vitti- ma di un lento e progressivo oblio. Calvino, al contrario, scrittore ap- partatoe schivo,ha vistoprogressi- vamente crescere le sue quotazioni diventandounodegliautoripiùlet- ti, soprattutto dai giovani. Come è accaduto?
rispetto aMoravia - spiegaAlberto Abruzzese, sociologo delle lettera- turaedeiprocessiculturali -dipen- da dal fatto che lo scrittore ligure puressendoradicatonellatradizio- ne italiana aveva raggiunto una di- mensioneeuropea, conunacapaci- tàdi interpretareiltempopresente, molto più sofisticata di quella di Moravia.Quest’ultimoèstatoinve- ce il grande narratore realista, un professionistadellanarrazione,più legato al consumo immediato.Die- tro Calvino c’era un mondo molto più complesso». Secondo lei, quindi, è un oblio
meritato? «Assolutamente no. Moravia è
stato uno straordinario narratore, soprattuttonella prima parte della sua carriera.Perme i “Racconti ro- mani” sono un piccolo gioiello.
«IocredochelatenutadiCalvino
CHIRESISTE ALL’OBLIO?
Anniversari contemporanei, destini diversi per i due intellettuali Il sociologoAbruzzese: lo scrittore romano ingiustamente emarginato
Lepolemiche
Nel 1956 esce il poema diPierPaolo Pasolini “Le ceneri diGramsci”, snob- bato dall’establishment delPci che Ita- loCalvino critica schierandosi con il poeta
Il 1° agosto del 1957 si dimette dalPci, a cui si era iscritto dopo l’esperienza- partigiana.Una decisionematurata dopo l’invasione dell’Ungheria
Nel 1975 lo scrittore, dalle pagine del “Corriere della sera” intraprende una dura polemica conPasolini che si era pronunciato contro la legge sull’aborto
Nel 1978, durante il rapimentoMoro, criticaLeonardo Sciascia e si dichiara contrario alle trattative con leBrigate Rosse per la liberazione dello statista
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Nel 1954 un articolo diMoravia dedi- cato aCesarePavese, in cui lo scrittore morto suicida viene definito “decaden- te”, scatena una dura polemica letteraria
Durante il convegno di fondazione del Gruppo 63, che aveva attaccato i suoi romanzi, si presenta, a sorpresa, nel- l’albergo diPalermo durante l’incontro
Nel 1968, dopo aver scritto il libro “La rivoluzione culturale inCina”, durante un dibattito con gli studenti viene con- testato al grido di “Mao sì,Moravia no”
Il 2 novembre del 1975 viene ucciso PierPaoloPasolini, grande amico diMoravia che negli anni successivi chiederà sempre la verità sull’omicidio
Un’altra caratteristicadiMoravia è statadiessereorganicoalmondoci- nematografico, all’industria cultu- rale italiana.EramoltolegatoaRo- ma, sia alla borghesia “decadente”, sia al proletariato». Al contrario diCalvino? «La sua opera non legava molto
bene con l’industria culturale ita- lianaperchéhauna originalitàpar- ticolare difficilmente traducibile. Una sceneggiatura tratta da un ro- manzo diMoravia, realizzata più o meno bene che fosse, era comun- que già in sintonia, la narrativa e la saggistica di Calvino sono invece fuori asse rispetto a quelmodello». Le ragionidel successo diMo-
ravia sono le stesse della sua emarginazione? «Esatto, sono lamotivazione del
fattochestascomparendo, ripeto,a torto. Alle origini della fortuna let- terariadiCalvinoc’èquellaorigina- litàdicuiabbiamoparlato; il fattodi essere stato un scrittore per palati finigligarantisceladurata.Ammiro Moravia come narratore tanto quantoCalvino come pensatore». Tutti e due sono stati intellet-
tuali impegnati. «Moravia era incline a una certa
forma di “militanza”, non in prima lineama comunque inmodo abba- stanza chiaro e omogeneo, Calvino era più distaccato, impolitico,mol- tomeno divulgativo». Quale accoglienza e rilievo
hannoavutoidueautorialivello internazionale, al di fuori dei confini italiani? «Calvino ha certamente un peso
nell’asse con la Francia, ha antici- patomolti temicheoggisonoall’or- dine del giorno. E forse proprio quellasuaimpoliticitàoggipuògio- vargli.PerMoraviacredochecipos- sanoessereancoradellebuonepos- sibilità, in quanto rappresentante diunrealismodiqualitàchehafoto-
grafato l’Italia».
galletta@ilsecoloxix.it ©RIPRODUZIONERISERVATA
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