commenti LE LETTERE Fini/1Da delfino
a camaleonte Premettendo che nessuno è senza peccato, politicamente parlando, con che faccia l’onore- voleFini si permette di dare le- zioni di democrazia e libertà di- menticandosi di essere stato il “delfino” diAlmirante, il quale non era altro che un fascista sceso dal carro dei perdenti ed imbarcatosi su quello della ritro- vata libertà?Forse con lo spirito del camaleonteFini si è intro- dotto nel partito diBerlusconi, il quale, ahimè, lo ha sdoganato e ora con un’ennesima svolta tenta di farsi passare per un “puro” mentre invece si stanno aprendo armadi dai quali escono schele- tri. In quanto alla sinistra,ma esiste ancora?Non sa che pesci prendere e pur di disarcionare questo governo farebbe carte false andando a braccetto con gli ex fascisti diFini:ma nessuno ri- corda più i fatti del ’60 aGenova e il perché era caduto il governo Tambroni?Poveri ex compagni comunisti che fine ingloriosa stanno facendo se i loro leader scendono a questi compromessi rivelandosi in fondo uguali a co- loro che hanno sempre criticato! TOMASOMERELLO GENOVA
Fini/2Bene,ma
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IL CASO“VALLANZASCA”
l’anno in cui, dopo il cosiddetto incontro diTeano,Garibaldi consegnò aVittorioEmanuele II l’ exRegno delleDue Sicilie, ben- ché ilGenerale, consapevole della vera geografia dell’Unità Italiana, fosse già pronto nel 1866 amuoversi per riottenere i confini patrii verso lemontagne tridentine.Celebrare il 1861 come l’anno di riunificazione della nostraPatria significa di- menticare che si è dovuto atten- dere il 1870 perché fosse final- mente annesso all’Italia lo Stato Pontificio e chemigliaia di caduti emartiri della guerra del ’15-’18 dovevano sacrificarsi per ripor- tareTrento eTrieste sotto le bandiere della nostra nazione. Queste parole non vogliono cer- tamente rappresentare unamera apologia del passato: ritengo in- vece che, in unmomento così de- licato che la nostra fragileRe- pubblica sta attraversando, un riesame veramente sereno e non parziale della nostra storia, prima e dopo le due grandi guerre, potrebbe finalmente ri- portare la nostraNazione a quella dignità storica che solo una inequivoca presa di co- scienza democratica può inse- rirla degnamente nellaNuova Europa. EZIOALFIERI E-MAIL
no ai tatticismi Pur non facendo parte dell’elet- torato che sostiene l’attualemag- gioranza governativa, ho condi- viso alcuni argomenti trattati dal presidente dellaCamera e leader diFuturo eLibertà,Gianfranco Fini, nell’appassionato e lungo discorso almeeting diMirabello. In particolare aBerlusconi, ri- vendicando libertà di dissenso, non lemanda a dire.Anzi.Gli ha persino detto chiaramente che non deve confondere la leader- ship con la proprietà. Il passaggio più significativo del suo discorso, secondome, è stato quello in cui ha detto che gli italiani hanno il diritto di scegliere da chi essere rappresentati e quindi l’attuale legge elettorale va cambiata.Non condivido, però, il fatto cheFini, pur contestando la quasi totalità delle scelte governative, non si é preso la responsabilità di deci- dere omeno la rottura definitiva con ilPdl, lasciando ad altri - come ha sostenutoBersani - “il cerino acceso inmano”, spe- rando di trarne vantaggio in caso di eventuali elezioni anticipate. Un tatticismo, amio avviso, non coerente con l’analisi della sua orazione. G.TERRAMOCCIA E-MAIL
Aquando risale La creazione
FILMSCOMODI PERGUARIREL’ITALIA
GIOVANNIFASANELLA M
e l’ignoranza Le lettere pubblicate dal Secolo XIXcirca la questione della crea- zione dell’universo tendono a es- sere troppo sbrigative e sbilan- ciate a favore di un’unica visione, ossia la credenza della necessità di una divinità creatrice.Oltre a non spiegare niente circa la na- tura di questa entità creatrice, si cade nel paradosso e nella giusti- ficazione dell’ignoranza, ossia si afferma che conoscereDio non è possibile. Inoltre queste teorie peccano di etnocentrismo affer- mando che tutti i popoli credono in una divinità creatrice.Ciò è assolutamente falso.Milioni di buddhisti credono che l’universo non sia statomai creato emai fi- nirà,ma sia qualcosa eterna- mente in trasformazione.Bud- dha stesso viene spesso identifi- cato con l’universo, e nessun buddhista sostiene che c’è una divinità che lo crea.CosìHaku- sekiArai, quando incontrò ilmis- sionarioBattista Sidotti, confutò la credenza inDio.Egli osservò che seDio ha creato l’universo, allora chi ha creatoDio?EseDio è eterno e non è stato creato, per- ché non si può dire altrettanto dell’universo?La confutazione è ancora oggi validissima. C.MARTORELLA E-MAIL
l’unità d’Italia Come noto, e già ribadito più volte daimass-media, l’anno prossimo sarà ufficialmente cele- brato il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.Poiché vi sono state varie prese di posizione in merito - politiche e non - ritengo, anche se forse con qualche anti- cipo, di esporre alcunemie con- siderazioni sull’argomento in og- getto. Secondo tale data ufficiale, si dovrebbe pertanto celebrare
Risparmiare?
notava ieriMicheleAnselmi, c’èunproblema in questo Paese, che affiora di tanto in tanto. Ri- guardadaunlatolevittimedelterrorismoodella criminalità, la loro sofferenza spesso rimossa, il lorobisognodifarsiascoltare;dall’altrolalibertà di un cineasta di raccontare anche personaggi negativi, brigatisti omalfattori, dal suo punto di vista. Una libertà che ritengo insindacabile. Va benissimostroncareunfilm,esercitandoildirit- todicritica,ancheinmodosferzante,masolodo- poaverlovisto.Sonoinaccettabililecensurepre- ventive, e parlo di cose che conosco bene, aven- dole subite per aver scritto il documentario “Il sol dell’avvenire” tanto avversato dal ministro SandroBondi. Peggio è andata a Renato DeMaria per il suo
“Laprimalinea”. Inquelcasoglisceneggiatori, il produttore, il regista hanno dovuto subire pres- sioni incredibili.Lodicodopoaver lettoiverbali delle riunioni conle associazionidelle vittime al ministero dei Beni culturali: ore a discutere di virgole, battute, didascalie, sequenze. Leggere queiverbalièstatoumiliante.Davverounalettu- ra indegna di un Paese civile e democratico. Ep- purenessunohailcoraggiodidirechequellevit- time sbagliano, perché confondono il diritto di critica con la censura preventiva. La stessa cosa sta accadendo col filmdi Placi-
do. S’è fatto tramille polemiche, arriva allaMo- stra di Venezia e i parenti delle vittime, senza neppure averlo visto, sulla base della lettura dei giornali,dialcunefotografiedal set, stabiliscono chenonandavagiratocosì.Anzi,chenonandava proprio girato.All’estero, inFrancia,Germania, Gran Bretagna o StatiUniti, non accade.Da noi sì.Semprepiùspesso.Vedocheilsottosegretario aiBeni culturali,FrancescoGiro, pure lui senza aver vistoil film,ha giàpreannunciatoche ilmi- nistero non concederà il finanziamento richie-
ichele Placido esagera, certo. Dice anche scempiaggini nel di- fendere il suo “Vallan- zasca. Gli angeli del male”.Etuttavia,come
ILSECOLOXIX MERCOLEDÌ
8SETTEMBRE2010
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MichelePlacido, registadi “Vallanzasca.Gli angelidelmale” allaMostradel cinemadiVenezia
sto.Allafacciadellacommissionechedeveanco- ra esprimersi. Brutto ilmetodo, inaccettabile la sostanza:perchéècosìcheilpoterepoliticopro- va a scaricarsi la coscienza. La verità è che l’Italia non ha ancora saputo
metabolizzare la sua storia recente, fare i conti conil trauma.Ancheilcinemahalasuaporzione di responsabilità,perché - tranne rare eccezioni - ha evitato di ascoltare quelle storie e di elabo- rarlesulpianoestetico.Eppuredovremmosape- re che la rimozione non guarisce, non risana le ferite,alcontrarioti farivivereall’infinitoquelle esperienze terribili. Lo Stato avrebbe dovuto aiutare le vittime, invece le ha abbandonate al proprio destino.Andavano curate, aiutate, assi- stite, non bisognava calpestare i loro dirittima- teriali. Purtroppo non è stato fatto. Più facile esercitareilpugnodi ferroneiconfrontideiregi- sti.Eccoperchésuccedequesto:nonavendoela- borato il trauma, anche le vittime sono rimaste prigioniere della loro condizione di vittime. E quindi si comportano come tali, ritengono di aver subito una ferita insanabile, esigono che
nessuno racconti ilMale. Vedono “Vallanzasca. Gli angeli delmale”, “Il sol dell’avvenire” o “La primalinea”comeunanuovasofferenzachevie- ne loro inflitta, ingiustamente. Daanni sostengocheilPaeseandrebbemesso
sopra il lettinodell’analista,per scavaredietro e dentro quella storia. Ho scritto due libri dalla partedellevittime,“GuidoRossa,miopadre”e“I silenzi degli innocenti”, credo di aver imparato moltodaloro.Etuttaviaserestanoprigionieredi quelloschemavivrannoun’eternacondizionedi dolore. Invece di dire «Non fate quei film», do- vrebbero dire esattamente l’opposto: «Fateli, perché possono aiutare ilPaese a guarire». Poi il punto di vista è libero, è una scelta sog-
gettiva dell’artista. Si può scegliere quello della vittima o quello del carnefice, dipende da tante ragioni,ma guai adecidereperdecretolenorme cuiattenersiperfareunfilmsuuntemaconside- ratodelicato.Afilmfinito, sicritichipure,anche per correggere errori grossolani o smascherare
letture faziose. ©RIPRODUZIONERISERVATA
IL CONTRATTOMETALMECCANICI
SOLUZIONEOBBLIGATA MASVOLTAALBUIO
dallaprimapagina La rappresentanza delle impresemetalmecca- nicheha comunicatola volontàdidenunciare il contratto collettivo di categoria che era stato stipulatodatuttelesiglesindacalinel2008,con decorrenzadallascadenzadell’accordostesso,il 1° gennaio 2012. Perchésidàladisdettadiuncontrattocheera
Una solaAsl Per attuare i necessari risparmi nell’ambito della sanità pubblica, non sarebbe ora di procedere a una riduzione delleAsl ed elimi- nare così tutti i doppioni (per esempio uffici stipendi, uffici in- fermieristici e così via, di cui bru- licano le varieAsl) unificando le funzioni in un unico punto regio- nale? L.F. E-MAIL
già stato superato da un’altra intesa, quella si- glata nell’autunno del 2009? Perché l’ultimo contratto metalmeccanico è stato sottoscritto soltanto dalla Fim-Cisl e dalla Uilm, non dalla Fiom-Cgil, l’organizzazionecheèdivenutal’an- tagonista della Fiat nella vicenda cominciata a Pomigliano edi cui, almomento,nonsi riesce a scorgere la conclusione.Dunque, dalmomento che sul tappeto c’è la questionedellederoghe al contratto nazionale richieste dalla Fiat, annul- lare l’accordo che era stato pattuito anche dalla Fiomè considerato come unpasso propedeuti- co alla fissazione delle nuove norme, inerenti soprattutto ai turni di lavoro, cuiMarchionne ha vincolato il programma di investimenti di Fabbrica Italia. La Federmeccanica ha quindi raccolto l’im-
pulsodellaFiat,dichiarandosuperatoilvecchio contratto e annunciando un calendario di in-
contri per definire nuove regole. La decisione nonè stata facile, come si sa.La sintonia fraTo- rino e la Federmeccanica è stata tutt’altro che elevatanegliultimi tempi.Pure,aquestopunto, la rappresentanza imprenditoriale non poteva agire diversamente, altrimenti la cosiddetta “newco”, lanuovaimpresachedovrebbenasce- reper gestire l’impiantodiPomigliano, si collo- cherebbe da subito fuori dallaConfindustria (e non è affatto detto che lamossa di ieri serva a sventare definitivamente questa eventualità). Avrebbe senso una Federmeccanica (e, nella
sostanza, una Confindustria) senza la Fiat? Questa considerazione basta a spiegare perché lasceltadi ieri siastataunasoluzioneobbligata. Piuttosto, laFedermeccanicadovràimpegnarsi perché le deroghe al contratto nazionale non corrispondanosoltantoagli interessidiunaFiat risoluta a chiedere per sé il “contratto dell’au- to”,ma vengano estese a tutte le imprese asso- ciate. Di fatto, il contratto nazionale verrebbe depotenziato, a favore di un’articolazione sem- prepiùper settori (dai siderurgiciall’autoecosì via). Inutilenascondersicheilcamminoèdestina-
toaesseremoltolungoedifficile.LaFiomhagià detto che non parteciperà al calendario di in-
contri per discutere delle deroghe al contratto. Perciò la spaccatura sindacale si inasprirà ulte- riormente. Sono grandi soprattutto i problemi che attendono Susanna Camusso, indicata a succedere a Guglielmo Epifani alla segreteria dellaCgil già alla fine di questomese: dovrà re- cuperare capacità di manovra alla confedera- zione, distinguendosi dalla Fiom senza dare l’impressione di volerla sconfessare. Ma anche sul fronte imprenditoriale le cose
sonotutt’altrosemplici.Comunquevada,nonsi preannunciano tempi rapidi per ilnuovo asset- to che persegue Federmeccanica. Anche nella miglioredelleipotesi,èimprobabilechesipossa raggiungere una nuova normativa del lavoro con la rapidità che vorrebbeMarchionne. Pro- ceduredel generediquellaavviataieri sonoim- prevedibili, tantopiùdi fronte alla contestazio- ne della Fiom, che non ha certo l’intenzione di lasciarsi estromettere dal novero dei soggetti che contano nelle relazioni industriali. L’atto della Federmeccanica non ha di per sé
deglieffetti immediati.Maèunsintomoimpor- tantedelgeneralescompaginamentochelacrisi globale sta inducendo nel corpo della società italiana.Dalla politica all’economia e al lavoro, stiamo assistendo a un vasto processo di de- strutturazione. Senza tuttavia che ancora si in- travedanolelineediundifferenteordinamento. GIUSEPPEBERTA ©RIPRODUZIONERISERVATA
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