che si distingueva dagli eccessi teoretici e pratici, poi sfociati nel giacobinismo francese. Lui se ne fece portabandiera di questa concezione del sistema valoriale illuministico tedesco; in altre parole l’assiologia illuministica tedesca divergeva profondamente da quella francese. In questa mia affermazione non c’è una qualificazione tra un sistema e l’altro, ma
solo la constatazione delle loro differenze. Dunque Lessing inverte il processo logico valoriale tradizionale, mentre i francesi
partivano dalle differenze per giungere alle uguaglianze, egli parte dall’uguaglianza, definita aprioristicamente, come assioma che può dare luogo a tutti gli altri valori. Senza uguaglianza i valori di libertà, di fratellanza, di tolleranza e perfino di moralità universale si riducono a fumose utopie. E lui era un utopista molto realista e concreto. Gli uomini, i popoli, solo quando si riconoscono come uguali possono
richiedere e dare rispetto e tolleranza. L’ebreo e il cristiano come il mussulmano sono legati dal loro essere membri non solo del Libro ma anche della collettività umana che per sua definizione prescinde dai particolarismi, cioè quelle differenze che derivano da condizioni esterne all’essere umani. Se differenza c’è, questa è quella che distanzia l’umano dal non umano. All’interno dell’umanità, in se stessa concepita, non esistono differenziazioni. Le differenze sono prodotte dalle condizioni naturali, essere di un territorio o di un altro del globo terrestre e quindi
dalle condizioni geografiche e climatiche, dalle specificità sociali e culturali, come il linguaggio o l’organizzazione della comunità e delle istituzioni, e nulla di più. La tolleranza non è fondante e cioè causalistica del convivere umano, la presa di
coscienza fondante del convivere sociale è la dichiarazione imperativa che gli esseri umani sono uguali. Da questa dichiarazione apodittica discende la necessità della Fratellanza, che in questi termini è l’altra faccia dell’Uguaglianza. I Massoni sono tra loro Fratelli per due sostanziali cause, l’iniziazione e
l’uguaglianza. È da queste due cause che discendono gli altri valori come effetti necessari, la tolleranza e la libertà. Questi due valori non possono esistere da soli, non si auto-giustificano. Essi sono effetti di altro da sé. La libertà è una condizione che si richiede quando non esiste l’uguaglianza ed è l’uguaglianza che può dirmi se sono libero oppure no; nella diversità sempre uno prevarica un altro. Due elementi di una relazione, se uguali, sono implicitamente liberi da ogni forma di subordinazione. Solo il disuguale subordinato è giustificato a richiedere di essere liberato dalla subordinazione e diventare così uguale a chi subordina. La libertà, dunque, si configura come negazione dei vincoli di subordinazione cioè della disuguaglianza. Rivendicare l’uguaglianza vuol dire in ultima istanza rivendicare la libertà. Solo nella libertà può realizzarsi compiutamente la fratellanza perché la fratellanza non ha le connotazioni dell’istinto, dell’emozione, del sentimento, perché è un valore. I valori non
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