il carattere di religiosità e di fratellanza di mestiere più marcato di quello economico8 apparteneva piuttosto alle corporazioni greche d’era classica9. In posizione più mediata Max Weber colloca i processi di secolarizzazione del
mondo occidentale dentro un’ineluttabile totalizzante «razionalizzazione», un «destino dell’Occidente» predestinato e di antiche radici, in un ampio percorso storico-religioso di «disincantamento del mondo» che respinge «tutti i metodi magico-sacrali di ricerca della salvezza» 10 . La “razionalizzazione” werberiana potrebbe corrispondere al processo di organizzazione logico-razionale della società istituzionale e i “metodi magico-sacrali” alla sacralità totalizzante delle società primitive, mentre il “disincantamento” è appunto l’abbandono del senso del sacro verso il senso religioso istituzionalizzato o, volendo, la perdita dell’incanto aristotelico davanti al cosmo con la ricerca delle leggi che lo regolamentano. Più concretamente il ragionamento di Weber è da intendere in un processo di laicizzazione piuttosto che di secolarizzazione. Ha dunque un certo rilievo la distinzione tra “secolarizzazione” e “laicizzazione”; il primo termine come già detto è relativo a quei processi socioculturali nei quali la perdita del senso del sacro non implica necessariamente l’eliminazione delle forme religiose che rimangono collegate a quelle più specificatamente sociali sincreticamente assegnando al superiore potere civile una volontà divina, mentre il secondo termine definisce il distacco del senso del sacro e delle forme religiose da quelle istituzionali della società, quando cioè le istituzioni sociali rimuovono dai propri caratteri costituenti qualunque riferimento o aspetto religioso o magico-sacrale. Più precisamente, la società laicizza le istituzioni e, mutando significato alla parola sacro, assegna alle istituzioni un valore sacrale privo di ogni senso e significato metafisico, una sacralità di solo significato civile. In riferimento all’associazionismo di mestiere se proprio si vuole parlare di
secolarizzazione ciò ha un qualche senso per le gilde di commercianti e prima per le realtà associative nelle società nordiche con antiche usanze anche precristiane, associazionismi di fratellanza che avevano caratteri più marcatamente spiritualisti e religiosi. Riguardo alle corporazioni di mestiere invece le formulazioni ritualistiche, comuni a ogni manifestazione pubblica sia in epoca romana che medievale, non assumevano un carattere tale da individuarle come associazioni religiose o parareligiose e quindi è difficile parlare di secolarizzazione essendo le corporazioni dal loro sorgere di sostanziale natura secolare e senza funzioni spiritualiste. Concretamente, le corporazioni di mestiere fin dai tempi dei greci e latini non
avevano abbandonato il senso religioso ma avevano perso il senso sacrale del proprio operare; la sacralità si era ridotta a forme cerimoniali, non era quindi il sacro che le
dispregiativo di chrematistai. Questo atteggiamento culturale fu teorizzato da Aristotele [Pol. III, 3, 4 e VI, 4, 5] negando agli artigiani il rango di cittadini, come Sparta che negava ai cittadini ogni attività manuale riservandola agli schiavi, a differenza dell’Atene di Pericle dove gli artigiani ricchi potevano assurgere a importanti cariche pubbliche. Nell’Egitto tolemaico le attività artigianali erano sotto stretto controllo statale. In epoca romana gli artigiani chiamati dalle diverse fonti mercenarii, opifices, operarii, artificies si riunivano nei citati Collegia controllati
dallo stato, specialmente sotto Diocleziano. Maggiore potere ed autonomia dallo Stato si ebbero sotto Giustiniano. 8 Cfr. Luciana Aigner Foresti Antichità classica, Jaca Book, 1993, pp. 196-197. 9 Esiste una documentazione posteriore al I secolo a.C. sull’esistenza di corporazioni greche di attori a Napoli,
Siracusa e Reggio. Cfr. Nicola Savarese Teatri romani: Gli spettacoli nell’antica Roma, Cue Press, 2015, p. 71. 10 Si veda Weber L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni 1982 e Economia e società, Comunità, 1980.
14
Page 1 |
Page 2 |
Page 3 |
Page 4 |
Page 5 |
Page 6 |
Page 7 |
Page 8 |
Page 9 |
Page 10 |
Page 11 |
Page 12 |
Page 13 |
Page 14 |
Page 15 |
Page 16 |
Page 17 |
Page 18 |
Page 19 |
Page 20 |
Page 21 |
Page 22 |
Page 23 |
Page 24 |
Page 25 |
Page 26 |
Page 27 |
Page 28 |
Page 29 |
Page 30 |
Page 31 |
Page 32 |
Page 33 |
Page 34 |
Page 35 |
Page 36 |
Page 37 |
Page 38 |
Page 39 |
Page 40 |
Page 41 |
Page 42 |
Page 43 |
Page 44 |
Page 45 |
Page 46 |
Page 47 |
Page 48 |
Page 49 |
Page 50 |
Page 51 |
Page 52 |
Page 53 |
Page 54 |
Page 55 |
Page 56 |
Page 57 |
Page 58 |
Page 59 |
Page 60 |
Page 61 |
Page 62 |
Page 63 |
Page 64 |
Page 65 |
Page 66 |
Page 67 |
Page 68 |
Page 69 |
Page 70 |
Page 71 |
Page 72 |
Page 73 |
Page 74 |
Page 75 |
Page 76 |
Page 77 |
Page 78 |
Page 79 |
Page 80 |
Page 81 |
Page 82 |
Page 83 |
Page 84 |
Page 85 |
Page 86 |
Page 87 |
Page 88 |
Page 89 |
Page 90 |
Page 91 |
Page 92 |
Page 93 |
Page 94 |
Page 95 |
Page 96 |
Page 97 |
Page 98 |
Page 99 |
Page 100 |
Page 101 |
Page 102 |
Page 103 |
Page 104 |
Page 105 |
Page 106 |
Page 107 |
Page 108 |
Page 109 |
Page 110 |
Page 111 |
Page 112 |
Page 113 |
Page 114 |
Page 115 |
Page 116 |
Page 117 |
Page 118 |
Page 119 |
Page 120 |
Page 121 |
Page 122 |
Page 123 |
Page 124 |
Page 125 |
Page 126 |
Page 127 |
Page 128 |
Page 129 |
Page 130