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marmorarii, quadratarii. Non dissimile il caso per la lavorazione del ferro che contemplava i ferrarii, clavarii, tignarii, legnarii, centonarii, rectores materiarum21. I Collegia in epoca repubblicana e imperiale non erano associazioni volontariamente costituite ma costituite per legge senatoriale o imperiale e a cui era obbligatorio associarsi, se si voleva operare si doveva esserne membri. A tali associazioni di mestiere si concedevano, in cambio di corvée per pubblica utilità, degli speciali privilegi come l’esenzione da certi obblighi pubblici, dal servizio militare e da imposte straordinarie. La regolamentazione dei rapporti tra stato e Collegia era ben precisata nell’impero bizantino e nelle regioni italiche sotto la sua dominazione fino al IX secolo22. Alcuni Autori latini riportano che il Collegium fabrorum aveva come ente protettore Giano e che gli si facevano sacrifici. Ciò non stupisce, la pratica di riferirsi a qualche divinità o nume era molto diffusa nelle attività sociali ed economiche in ogni epoca della cultura romana e successiva23. Si distingueva tra gli altri il Collegium fabri tignari


costruttori e carpentieri) poiché


(corporazione dei istoriava


orgogliosamente il proprio altare sacrificale con gli strumenti della sua arte24 ma solo come logo o marchi della propria attività, essi erano “segni” (in senso linguistico) o emblemi e non simboli; una sorta di marchio di fabbrica in senso moderno. I Collegia di imprenditori non erano organizzazioni a scopo religioso o sacrale ma


Roma in epoca costantiniana *


*L’immagine è gentilmente concessa da http://www.maquettes-historiques.net 21 Una lista completa delle corporazioni romane è data da Waltzing J.P. nel suo monumentale Étude historique


sur le corporations professionelles chez le Romains I-IV, Lovain, 1895-1900. L’Autore enumera quarantacinque diverse corporazioni tra greche e latine; studi epigrafici più recenti ne hanno individuate altre, al proposito si vede di Marcella Chelotti Epigrafia e territorio, politica e società: temi di antichità romane, Edipuglia, 1994. Sulle corporazioni romane è anche rilevante il testo di Cameron Hawkins Roman Artisans and the Urban Economy,


Cambridge University Press, 2016. 22 Si ricorda che a Bisanzio Leone VI il Saggio (866-912) con il “Libro del Prefetto” regolamentò l’attività e l’organizzazione interna delle associazioni di mestiere chiamate πολιτιϰά σωματεῖα (politicà somateìa) o συστήματα (sustémata) di modo che le attività artigianali erano riunite in associazioni e l’ammissione di nuovi


artigiani era sotto controllo e accettazione di funzionari pubblici. 23 Ad esempio, oggi protettori sono per gli albergatori San Giovanni Battista, i camerieri Santa Zita, i Vigili del Fuoco, gli artificieri e altri hanno Santa Barbara, gli artigiani San Giuseppe, gli autisti San Cristoforo, gli elettricisti


Santa Lucia, e via dicendo. 24 Jinyu Liu, Collegia Centonariorum: The Guilds of Textile Dealers in the Roman West, Brill, Leiden-Boston, 2009, p.


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