caratterizzato le corporazioni romane e medievali. In altri termini, secondo questa tesi il collegamento con il mondo del sacro e con il senso di spiritualità verrebbe a mancare e la massoneria sarebbe un riflesso della desacralizzazione e secolarizzazione della società, come a dire che le logge sono a pieno titolo espressione della cultura dominante desacralizzata e dei cambiamenti secolarizzati che si svolgono nella società. Dal punto di vista formale questa idea ha una qualche sua suggestione e
attendibilità. C’è da considerare che le logge seicentesche seppure secretate e ben separate dalla società civile erano comunque costituite da uomini ben inseriti nella realtà socioculturale dell’epoca e che di questo processo di secolarizzazione non erano immuni. La questione però non viene posta dai cultori dell’idea della secolarizzazione massonica in questi termini, essi ne fanno un processo durato diversi secoli, processo che però gli storici ancora non hanno risolto per le problematiche sopra accennate e la loro idea è che ci sia un processo causalistico-lineare nella storia delle società occidentali. L’idea probabilmente viene da una acritica assunzione della filosofia illuministica e anche di tradizione precedente specialmente della chiesa cristiana che poneva effettivamente la storia umana come processo progressivo lineare-causalistico, una visione storicistica che Herder e molti altri contestarono. Un’analisi più attenta e meno pregiudiziale mostra che gli uomini che costituirono
le prime logge alla fine del 17° e inizio 18° secolo erano uomini che perseguivano piuttosto gli ideali di una cultura “laicizzata” che si stava sviluppando nel loro tempo e che vollero costituire una nuova realtà più moderna con regole assolutamente innovative i cui richiami a dei fenomeni culturali e a una realtà sociale di altri tempi (corporazioni medioevali) avevano solo valore ideale e allegorico. Vediamo allora che cosa erano nella realtà storica le tre istituzioni preposte alla costruzione di edifici civili e religiosi.
Collegia romani In una certa pubblicistica massonica si addebitano alle prime forme romane di
cooperazione del lavoro manifestazioni di esoterismo e di ritualismo iniziatico che proseguirebbero nella storia nelle corporazioni e gilde medioevali, pure queste permeate di esoterismo e con pratiche iniziatiche, fino alla massoneria moderna, decretando una sorta di continuità spiritualistico-misterologica. Come detto le associazioni di mestiere romane non erano chiamate corporazioni ma Collegia o anche corpora opificum quando ricevevano un riconoscimento giuridico 11 . Ogni organizzazione comunitaria era un Collegium e infatti pure quelle religiose dei pontefici, degli àuguri, dei feziali, dei luperci, degli arvali, dei salî, delle vestali erano Collegia12.
11 Corpora deriva dalla denominazione giuridica di corpus habere, nel senso di associazione giuridicamente e legalmente riconosciuta dallo Stato. Per cui le persone si definivano corporati, legati da un contratto e relative obbligazioni, da cui la parola corporazione. Le attività lavorative fuori dalle corporazioni erano giuridicamente
definite illicita e pertanto certe associazioni non legitima erano talora soppresse. 12 I pontifices, cinque in origine, erano i conoscitori delle cose sacre con l’autorità di consigliare in materia di religione. In seguito la stretta relazione tra cose religiose e civili diede al Pontifex un potere quasi assoluto in materia giurisprudenziale, potere superiore agli altri Collegia sacerdotali. Di questo Collegium facevano parte solo i patrizi, ma dopo il 300 a.C. anche i plebei poterono diventare pontifex, per cui il numero passò a nove membri. Per lungo tempo i membri erano cooptati, solo nel 104 a.C. la legge Domizia decretò la nomina per elezione
16
Page 1 |
Page 2 |
Page 3 |
Page 4 |
Page 5 |
Page 6 |
Page 7 |
Page 8 |
Page 9 |
Page 10 |
Page 11 |
Page 12 |
Page 13 |
Page 14 |
Page 15 |
Page 16 |
Page 17 |
Page 18 |
Page 19 |
Page 20 |
Page 21 |
Page 22 |
Page 23 |
Page 24 |
Page 25 |
Page 26 |
Page 27 |
Page 28 |
Page 29 |
Page 30 |
Page 31 |
Page 32 |
Page 33 |
Page 34 |
Page 35 |
Page 36 |
Page 37 |
Page 38 |
Page 39 |
Page 40 |
Page 41 |
Page 42 |
Page 43 |
Page 44 |
Page 45 |
Page 46 |
Page 47 |
Page 48 |
Page 49 |
Page 50 |
Page 51 |
Page 52 |
Page 53 |
Page 54 |
Page 55 |
Page 56 |
Page 57 |
Page 58 |
Page 59 |
Page 60 |
Page 61 |
Page 62 |
Page 63 |
Page 64 |
Page 65 |
Page 66 |
Page 67 |
Page 68 |
Page 69 |
Page 70 |
Page 71 |
Page 72 |
Page 73 |
Page 74 |
Page 75 |
Page 76 |
Page 77 |
Page 78 |
Page 79 |
Page 80 |
Page 81 |
Page 82 |
Page 83 |
Page 84 |
Page 85 |
Page 86 |
Page 87 |
Page 88 |
Page 89 |
Page 90 |
Page 91 |
Page 92 |
Page 93 |
Page 94 |
Page 95 |
Page 96 |
Page 97 |
Page 98 |
Page 99 |
Page 100 |
Page 101 |
Page 102 |
Page 103 |
Page 104 |
Page 105 |
Page 106 |
Page 107 |
Page 108 |
Page 109 |
Page 110 |
Page 111 |
Page 112 |
Page 113 |
Page 114 |
Page 115 |
Page 116 |
Page 117 |
Page 118 |
Page 119 |
Page 120 |
Page 121 |
Page 122 |
Page 123 |
Page 124 |
Page 125 |
Page 126 |
Page 127 |
Page 128 |
Page 129 |
Page 130