La crisi delle corporazioni nel seicento Nella mito-storia massonica si presenta il fenomeno delle gilde dei commercianti
e delle corporazioni di mestiere (di tipo produttivo) come se dal X e XI fino all’inizio del XVIII secolo queste fossero rimaste uguali a se stesse e, con ingenua generalizzazione, non avessero differenze normative interne, non fossero regolamentate legislativamente dai poteri civili, non operassero organizzativamente e funzionalmente in modo diverso e non avessero una distribuzione territoriale a macchia di leopardo in tutta l’Europa. Inoltre non si considera che nei vari paesi le corporazioni avevano nomi diversi e che spesso, come in Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia, Irlanda) si usava la stessa denominazione per realtà associative diverse, accomunando ad esempio le corporazioni alle confraternite. È da dire però che una conoscenza dei nomi delle corporazioni, sempre connessi all’attività svolta, rileva la differenza dalle confraternite denominate da un riferimento prettamente religioso, luogo di culto, santo o elemento trinitario. Operando per assolute generalizzazioni, per estraneazioni dalla realtà storica e per applicazione del post hoc, ergo ante hoc si giunge paradossalmente a conclusioni irrealistiche e in conclusione ad ignorare la discontinuità della realtà corporativa nel corso della storia e ogni analisi sulla situazione di profonda crisi istituzionale ed economica delle corporazioni nel Seicento coincidente con il sorgere delle prime logge non operative. Una tesi di continuità storico-sociale e spirituale (sic) che stranamente non spiega perché in una situazione generalizzata di crisi continentale delle corporazioni solo in Scozia e Inghilterra ci sarebbe stata tale continuità. Si potrebbe affermare con una certa attendibilità che le logge massoniche non sono effetto diretto delle corporazioni, ma furono la risposta “socioculturale” a più complessi fenomeni tra cui la dissoluzione della funzione civile ed economica delle stesse corporazioni. Nel XVII secolo le mutate condizioni economiche delle nazioni europee videro per
più motivi decadere l’importanza delle corporazioni di mestiere. Questo fu un secolo di grave crisi generale dovuta a plurimi fattori che da singolarmente non giustificano le gravi problematiche generali ma la cui interazione ebbe sinergici risultati negativi. Strutturalmente tali fattori furono: la diminuzione del volume degli scambi commerciali internazionali per problemi locali, la regressione della produzione agricola, le numerose guerre locali con il conseguente improvviso arresto dell'incremento demografico, il ristagno dello sviluppo tecnologico e tutta una numerosa serie di altri fattori minori sia strutturali sia sovrastrutturali. Riprendendo il tema della segretezza, così importante in ambito massonico, con
il passare del tempo, dal XVI secolo in poi, conservare il segreto sulle tecnologie era un’impresa difficile da realizzare; lo sviluppo scientifico faceva comprendere, a chi aveva istruzione ed esperienze professionali adeguate, i principî tecnici un tempo gelosamente conservati; ormai era possibile dal manufatto compiuto risalire ai suoi principî costruttivo-teorici. Ciò che però più importa è che le singole professionalità da sole non potevano sopravvivere e con acume imprenditoriale le corporazioni e le gilde si coalizzarono in strutture più ampie rispetto alla corporazione del singolo mestiere. Se una volta nella costruzione di un grande edificio civile o religioso venivano coinvolte molte corporazioni quelle della muratoria, della carpenteria, degli scultori e pittori, dei
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