dell’esperienza empirica, della coscienza degli errori fatti precedentemente e dell’intelligenza e razionalità nel trovare le giuste soluzioni a quegli errori. Quanto più sofisticato era questo procedere empirico, tanto più l’arte del costruire si perfezionava. Dire “arte del costruire” è antitetico a “scienza del costruire”; il metodo e le teorie verificate e ripetibili fondano la scienza e questa nel Medioevo non esisteva. Esperienza, memoria tecnica, intelletto e ragione sono il bagaglio conoscitivo dell’artista e infatti all’attività costruttiva si dava la definizione di “arte” e poiché questa era applicata a importanti opere civili, militari e religiose, sempre sotto la protezione delle più elevate cariche civili ed ecclesiastiche, diventava “Arte Regia”, un modo di definirla che fu adottato anche nelle logge massoniche. Tra autorità civili-religiose e corporazioni, non potendo fare a meno le une delle altre, si stabiliva dunque un patto di reciproco riconoscimento. Come si è sopra accennato, il potere civile cedeva alla corporazione molte sue prerogative, facendone quasi uno Stato nello Stato, in cambio della garanzia della continuità dell’opera e della pace sociale. Dunque la segretezza poteva avere senso solo per motivi di concorrenza tra
corporazioni ma, poiché si sa che i maestri muratori si spostavano in diverse regioni lavorando per altre corporazioni, anche questa segretezza non era vera segretezza. I rituali erano quasi certamente delle cerimonie finalizzate a impegnare il nuovo lavorante a rispettare le regole della corporazione e i suoi compagni di lavoro e a non rivolgersi ad altra autorità che non fosse il direttivo della corporazione per risolvere le problematiche che fossero sorte; in cambio la corporazione s’impegnava a garantire il lavoro e un compenso adeguato alle sue capacità, l’assistenza a lui e alla famiglia in caso di bisogno e, in certe corporazioni, specialmente di commercianti, che in caso di decesso la moglie lo avrebbe sostituito dentro la corporazione. Questi patti erano molto impegnativi e sicuramente venivano svolti con adeguata cerimonialità e un minimo di ritualizzazione scelta da ogni corporazione. C’è un’altra domanda da porsi: “Se le corporazioni fossero state iniziatiche ed
esoteriche, con richiami diretti a conoscenze e pratiche pagane, come ciò poteva essere ammesso e concesso in un’epoca di assolutismo teologico, quando la Chiesa interveniva con un capillare controllo sociale e con intransigenza contro ogni forma di conservazione delle pratiche pagane?”. Qualcuno potrebbe rispondere che queste pratiche esoterico-magiche erano il segreto delle corporazioni, ma è una risposta che discende dal presupposto non dimostrabile che esistessero tali pratiche ed è difficile credere che in tutte le regioni europee e in tutte le corporazioni di mestiere un tale segreto si sia mantenuto per molti secoli senza che qualche informazione potesse trapelare. Con sottile ironia Stevenson rileva un certo snobismo nell’assegnare ai muratori
di cantiere «the work of respectable, educated gentlemen» [il lavoro di rispettabili, colti signori]. L’Autore con accuratezza semiologica osserva che ci sono dei limiti alle interpretazioni possibili. Stevenson è radicale e provocatorio quando perentoriamente osserva che la distinzione tra operativi e speculativi vuole distinguere due fasi storiche: come dice l’Autore, questa è una definizione (di speculativi) molto bizzarra, che sopravvaluta le differenze di status sociale quando sostiene che la Massoneria moderna è iniziata allorchè i gentlemen entrarono nelle logge operative. Di modo che la
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