nascono dal nulla, non sono funghi nella steppa dell’umano, essi sono un prodotto dell’apprendimento cosciente. Un bambino di cinque o sei anni si relaziona con spontaneità a un bambino di altra razza, lingua o religione poiché egli non ha ancora appreso tutti i differenziali criteri e valori culturali. A sua volta l’iniziazione massonica è autosussistente, senza di essa non esiste la
Massoneria come corpo a sé stante, come a dire che la Massoneria si qualifica come esistente perché iniziatica. Allo stesso tempo la Massoneria si qualifica come fenomeno universale se e solo sé pone ogni essere umano come un Uguale a tutti gli altri esseri umani. I Massoni sono tali perché iniziati e perché privi di ogni qualificazione differenziale. Non possono esistere Massoni liberi e massoni schiavi, né Massoni morali e massoni immorali, né Massoni nobili e massoni borghesi, né Massoni ricchi e massoni poveri, né Massoni progressisti e massoni conservatori. Un Massone è per sua definizione uguale a ogni altro Massone. In Massoneria non esiste alcuna forma di relativismo e particolarità, essa è se stessa perché mette a proprio fondamento d’idealità il valore dell’Uguaglianza. Il relativismo e le particolarità che alcuni Ordini massonici vogliono addebitare a se
stessi è una violazione del principio di non contraddizione nell’ambito dell’essenza massonica. I rituali dai molti gradi ricreano dentro le strutture massoniche, loggia e Gran Loggia, le differenziazioni, le particolarità, le relatività del mondo sociale non iniziatico. L’appello ai diversi gradi di perfezionamento del singolo è la relativizzazione, la soggettivizzazione e privatizzazione del singolo rispetto all’universalità iniziatica massonica. La stessa suddivisione in due gradi, di Apprendista e di Compagno, esistente ai primordi della Massoneria, è solo uno scandire funzionale del percorso di apprendimento operativo, la metafora delle differenze funzionali e operative delle corporazioni di mestiere. È una differenza metaforica o allegorica, dai diversi punti di vista di analisi dell’essere e più di tutto del fare Massoneria. Con il grado di Maestro all’inizio si
designava solo chi era posto a capo della Loggia, nulla di più. Dopo, intorno agli anni ’20 e ’30 del primo secolo massonico, i gradi, pur mantenendo una valenza di percorso di apprendimento, di educazione massonica, si arricchirono di altre valenze giustificate gerarchicamente da una nomenclatura altisonante di gradi, i quali avrebbero dovuto spiegare il livello differenziato di percorso massonico, ma in realtà dovuto alla creazione di una “nomenclatura” di personaggi aventi poteri differenziati dentro la loggia e la Gran Loggia, anche per giustificare l’ambita presenza di personalità d’eccellenza sociale come importanti nobili a cui si delegava la più elevata carica di Gran Loggia. In molte istituzioni massoniche europee nella seconda metà del XVIII secolo gli ultimissimi gradi erano quelli che decidevano tutto della vita dell’Ordine e della vita massonica dei singoli appartenenti all’Ordine. Ciò era legittimato dal possedere conoscenze “segrete” non
Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraim di 99 gradi poi ridotti a 97
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