11*/ LA CRISI
di Giovanni Cucci
2/2017
Il discepolo e il buio della crisi
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zato per essere dato, perché i giorni della sua vita portino frut- to. Nelle azioni sul pane volutamente offerto Gesù invita i suoi a non cercare di nascondere il momento della crisi, ma di affrontarla a viso aperto, andandogli incontro consapevolmente. La crisi e l’aridità costituiscono un momento di verifica del cam- mino spirituale finora intrapreso, ed anche la presa di coscien- za di una profonda verità, che cioè la realtà di Dio, resta un mi- stero reale e sfuggente non riducibile alle nostre suggestioni. Con- trariamente a quanto riteneva un filosofo ateo (Feuerbach) la vita spirituale non è proiezione dei propri bisogni interiori; se fosse così sapremmo sempre condurla a nostro piacimento e la crisi non ci toccherebbe mai. L’aridità ed il buio invece mettono a con- fronto con il mistero di Dio che non si lascia ridurre ai nostri cri- teri: «La prova migliore che si tratta proprio di Dio è che, spes- so, egli è assente quando lo cerchiamo e presente quando non lo cerchiamo, o forse, non vogliamo nemmeno che sia presen- te» (Giovanni della Croce). Per questo non è frutto della nostra immaginazione; in tal dipenderebbe completamente da noi. Nella vita spirituale il momento di deserto interiore costituisce spesso anche l’invito a passare ad un gradino più alto. Th. Gre- en ha dedicato a questa fase della vita spirituale un libro dal ti- tolo significativo, Quando il pozzo si prosciuga, leggendo il “quan- do” secondo due modalità differenti. “Quando il pozzo si pro- sciuga” potrebbe essere reso anzitutto “nell’eventualità che il poz- zo si prosciughi” come un imprevisto casuale, ed in questo caso si cercano regole e accorgimenti per affrontare una tale calami- tà. Il secondo significato, che l’autore predilige e che costitui- sce il filo conduttore del libro, è che nel cammino con il Signore per forza di cose ad un certo punto il proprio pozzo si prosciu- gherà, e a questo momento ci si deve preparare, per essere pron- ti a ricevere un’altra acqua di vita, donata da Lui. L’aridità è l’in- vito di Dio a «passare più avanti», per riprendere la parabola evan-
L
e quattro azioni di Gesù sul pane rappresentano anche il modo offerto al discepolo di vivere la propria crisi: anch’egli come Gesù viene scelto, chiamato da Dio, benedetto, spez-
gelica (Lc 14,10); Egli scuote con ciò la nostra pigrizia, che fa- rebbe volentieri il nido nella tappa raggiunta, e toglie le conso- lazioni che caratterizzavano quel gradino della vita spirituale. La- sciando quel posto ci si può introdurre in una comunione più profonda con Lui: «Dio può permettere, per motivi che Egli solo conosce e sempre per il nostro maggior bene, che il pozzo sia secco. Ma Egli è tanto buono, che facendo noi il nostro dove- re di solerti giardinieri, manterrà i fiori anche senza il soccorso dell’acqua e farà crescere le virtù» (Teresa d’Avila). Questo è dunque il criterio: non si tratta di autocommiserarsi per la mancanza di acqua, ma preoccuparsi delle virtù, sono esse a costituire il frutto e la verifica della vita spirituale. Se le virtù fioriscono, vuol dire che la preghiera va bene, anche se attra- versa aridità e desolazioni. Quando il cammino è posto nella ve- rità di una relazione autentica e concreta: - Il senso di inadeguatezza può aprirsi al riconoscimento sin- cero dei limiti personali e diventare perciò momento di ricon- ciliazione più generale con la propria fragilità. - La propria sofferenza può diventare possibilità di vicinanza con il dolore che si nota attorno a sé; in altre parole si impara a di- ventare tolleranti con le fragilità ed i limiti degli altri, proprio per- ché si è imparato ad essere tolleranti con se stessi. - La solitudine può diventare opportunità di un rapporto più in- timo e personale con la persona di Gesù Cristo sentendosi, come Lui, sempre più parte di un progetto più grande, anche nel mo- mento della prova.
Circa le difficoltà particolari che si presentano in un certo pe- riodo della vita può risultare di aiuto: - Riconoscere a quale livello potrebbe trovarsi la causa della pro- pria situazione, se si tratta di stanchezza fisico - psicologica op- pure spirituale. - Va poi considerato il modo con cui la persona sta gestendo tut- to ciò, se in fondo ha il coraggio di affrontare il problema o se sta cercando motivi per fuggire. - Cercare di individuare alcune prospettive nuove che aiutino a ridurre o eliminare la forza di quei conflitti, di quelle asperità in- teriori che provocano uno spreco di energie vitali. [per un approfondimento cfr G. Cucci, La forza dalla debolez- za, Adp, cap. V]
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