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il reportage


ILSECOLOXIX DOMENICA


29AGOSTO2010


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Alcunimanifestantidavanti ai lorostriscioni, ieri all’Aquila


La viadiOnna che ricorda le vittimedel terremotodell’apriledel 2009


Lostriscione che ricorda i ragazzi uccisidal crollodellaCasadellostudente LA STORIA DIUNAFAMIGLIA “DIMENTICATA”


«Noi,raccomandati perentrare


incasanostra» «Umiliatiederisi.Abbiamorisoltoall’italiana» dal nostroinviato


PROGETTO C.A.S.E Inaugurato il 29 settembre 2009


(compleanno di Berlusconi)


185 edifici seminati in 19 aree della conca aquilana Ci vivono 4.500 famiglie (15.00 persone circa)


SIMONACASADIO


L’AQUILA. Porterà anche il segno delle contestazioni al governo di una cinquantina di appartenenti ai comitati spontanei, l’edizione2010 delGiubileocheda 716anni si cele- bra nel capoluogo d’Abruzzo, la PerdonanzaCelestiniana. Loro, enonquanti conle carriole


hannochiestoedottenutodi segui- re il corteo storico della Bolla del PerdonodiPapaCelestinoV,hanno esposto gli striscioni con su scritto «Il gran rifiuto della cricca», «Cia- lente vergogna,Molinari vergogna, Letta vidide jttene»chehannocer- tamente attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. «Alle 3e32 io non ridevo» hanno gridato almomento del passaggio del sottosegretario lungocorsoFedericoIIglianimato- ridellaprotestachehaprecedutolo


Tensione fra contestatori epolizia


svolgimento del corteo storico e l’apertura della Porta Santa della Basilica diCollemaggio. Letta, che per arrivare in piazza


Duomo ha fatto un percorso alter- nativo-«soloperproblemidiviabi- lità»hannospiegatodallaQuestura - si è limitato a commentare con i giornalisti: «Oggi è il giorno della


Perdonanza», inviando «un mes- saggio di pace, di armonia e di fidu- ciaagliaquilanieaicittadinidelcra- tere del terremoto». Del resto, du- rante leproteste, fra i cittadinipre- sentinelcentrostoricoc’èstatouno scambiodiaccuse:duranteilcorteo -hannodettoalcuni - sarebbe stato meglio«nonalzareitoni,perrispet- to». «Non roviniamo la Perdonan- za» ha detto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente invitando alla calma. «Questa giornata è partico- lare come il 6 aprile, ognuno si rap- porta a giornate come questa inba- se alla propria sensibilità». IlPdlhafattoquadratoasostegno


del sottosegretario. La polizia ha definitole contestazioni come libe- re manifestazioni di pensiero da parte di persone conosciute. Gli striscioni sonostatiallafinetoltida chi li aveva portati.


CESE DI PRETURO (L’AQUILA). Quando sono entrati loro, in frigo non hanno trovato il famoso spumante di Berlusconi.Non era colpa del cerimo- nialediPalazzoChigi,madel fatto che la famigliaDiNorcianonha avuto l’al- loggiodelprogettoC.A.S.E.alprimogi- ro: quello inaugurato il 29 settembre 2009, per il compleanno del premier. Pur avendo una casa distrutta e la bel- lezza di quattro figli, Manuela e Pier Luigi erano “scomparsi” dalle gradua- torie elaborate dal cervellone elettro- nico della Protezione Civile. L’asse- gnazione è avvenutaunmesepiùtardi e dopo aver presentato una denuncia penale. Non solo, ma come racconta Manuela Ferrini, ci è voluta anche la più classica delle raccomandazioni. Ancorché non cercata e del tutto ca- suale.Ecco com’è andata. Lanottedel6aprile2009,lafamiglia


DiNorciasisalvapermiracolodalcrol- lo della sua villetta bifamiliare nel quartierePittino. «Una zonadove solo dopoil terremotosièscopertochenon si sarebbe dovuto costruire», racconta PierLuigi, ilpadre.Nellascaladeidan- ni, che va da A a F, casa loro ottiene la lettera E. Ovvero, il passo prima della distruzione totale.Entrambi i genitori lavorano all’Aquila e hanno quattro fi- gli chedevonoandareascuola. Insom- ma, sono al vertice di ogni possibile graduatoriaepresentanodomandaen- troladataprescrittadel3agosto,come risulta dalle raccomandate e dai docu- menti chemostrano al SecoloXIX.Nel frattempo, vengonomandati in alber- goprimaalmare(aTortoreto),epoi in montagna(aCampoFelice).Ognigior- nofannocentinaiadichilometriperla- vorare e preparare scartoffie varie. Le graduatorie escono il 18 settem-


Ipeluche sul lettodeibimbidella nuova casadella famigliaDiNorcia


casechedilìapocosarannoinaugurate atelegiornaliunificati.IfiglidiManue- la ePierLuigipiangonoe lorosi sento- no «impotenti quasi come la notte del terremoto». Forse la sensazione più orrendacheungenitorepossaprovare. La famiglia Di Norcia scrive subito


bre 2009. Le ha stilate il Comune del- l’Aquila,ma lorononci sono.La signo- raManuela,cheinsegnalettereaidete- nuti, si armadi santapazienza e va alla ProtezioneCivileaprotestare.Ledico- no che il suonominativononfigura da nessuna parte e che «la domanda de- v’essere andata smarrita». Protesta, sventolandocarteericevutediritorno, e s’imbatte perfino inuntizio che ha il coraggio di dirle: «Signora si calmi, so- noseimesi chelediamodamangiare». A quel punto interviene una dirigente che le offre «una suite nella caserma della Finanza», a Coppito. Manuela tiene duro: «Io della sua suite nonme ne faccioniente, vorrei una casa».Ese netornasuperi tornanticheportanoa CampoFelice,dovevannoasciarei ro- mani. Inalbergo, famiglieancheconunso-


lobimbostannofacendolevaligieper- ché hanno avuto le tanto sbandierate


unaletteraaFrancoGabrielli,prefetto dell’Aquila,aMassimoCialente,sinda- co del capoluogo abruzzese, e a Berto- laso. Il 20 settembre, alle 10 di sera, squilla il cellulare di Manuela. È l’as- sessoreD’Innocenzo–«maivistoeco- nosciutoprima», spiegalei–cheprova a rassicurarla: «Sono venuto a cono- scenza del vostro caso. Stia tranquilla che domani risolviamo la situazione e le telefonano. Sa, purtroppo a volte le macchine sbagliano». Il giorno dopo, nessuno telefona a nessuno. Il 22 set- tembre,ManuelatornaallaProtezione civile e si sentedire che il suonomina- tivo «è stato rimesso nellamacchina». Insiste per parlare con qualche diri- gente e alla fine compare Titti Posti- glione, collaboratrice stretta di Berto- laso, la quale garantisce di poter risol- veretuttoabreve.Ilgiornodopo,men- tre i Di Norcia ricevono una burocratica risposta di “presa d’atto”


L’AMAREZZA


ManuelaDiNorcia: «Nonmi eramai


successo di risolvere una questione


inquestomodo...»


da parte del prefetto («Abbiamo inol- tratolavostraistanzadi revisione»), la dottoressa Postiglione le telefona per dire che avranno un alloggio a Cese di Preturo. Quando? Ancora non si sa, perché «visti i vostri numeri, bisogna aspettare la casa giusta». ManuelaDiNorciaprotestaancorae


si sente rispondere: «Guardi, adesso stiamo dando casa ai portatori di han- dicap». «A quel puntomi sono sentita presa in giro», racconta oggi, «e ho an- nunciatocheavreipresentatounespo- stoinProcura».Duegiornidopovadal- l’avvocato, che prepara una denuncia per abuso d’ufficio e falso in atto pub- blico.Nel frattempo, la seradel29set- tembre, i telegiornalimostrano le im- magini trionfanti delle prime conse- gne «e noi, in albergo, quasi cimettia- mo a piangere». Passa ancora qualche giorno,equandoManuelavainProcu- raperaccertarsicheladenunciasiaar- rivata, incontra lamamma di un com- pagnodei figli.Fal’avvocatoeanchese haunsolobambinohagiàavutolacasa. Si sentemaledettamente a disagio,ma ledà ladritta giusta: «Manonlosai chi è ilpapàdi…?Èil city-managerdelCo- mune». Manuela lo vede a scuola lamattina


dopo,gliraccontatuttoenelgirodipo- che ore suomarito viene chiamatoper firmare il contratto.Entreranno inca- sal’11ottobre,insiemeaivicinieaccolti da Bertolaso in persona. Quel giorno, nell’appartamentoafianco,c’èchinon trattiene le lacrime. ChiudeManuela: «Io invece non ho pianto perché ame, di aver risolto le cose all’italiana, pro- prio non piace e non l’homai fatto in tutta lamia vita». F.BON. ©RIPRODUZIONERISERVATA


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