CON I NOSTRI RAGAZZI IN ARMI IMPEGNATI IN MISSIONE ALL’ESTERO
E’ noto, e in fondo naturale, che il legame tra l’ANA e le Truppe Alpine sia sempre stato, e continui ad esse- re, di stretta collaborazione e vera fratellanza. I “veci” congedati vedono nei “bocia” in armi la continuità di una vera e propria filosofia di vita che viene sintetizzata nel termine alpinità.
Da sempre l’alpino ha mostrato, in pace e in guerra, in armi e in congedo, doti di tenacia e umanità che hanno scritto pagine altissime della storia d’Italia. E quest’opera continua anche oggi in tutti i teatri operati- vi internazionali dove gli alpini sono chiamati ad ope- rare. In Bosnia, Kosovo, Afghanistan, ovunque l’Italia invii un reparto alpino, questo si troverà ad affrontare quotidianamente non solo i pericoli oggettivi connes- si alla missione, ma anche la disperazione, la fame, i problemi sanitari e di istruzione di luoghi desolati e de- vastati dalla guerra. E gli alpini non sanno stare con le mani in mano. Non possono limitarsi a fare il loro dovere di soldati; è nel loro spirito, quello ereditato dai “veci”, di fare tutto il possibile per alleviare le soffe- renze delle varie popolazioni che li ospitano e di con- tribuire, per quanto possibile, a migliorare il presente e ad assicurare un futuro migliore. Gli alpini sono uomini della montagna che dalla montagna hanno imparato la dura lezione della vita e il vero segreto della serenità: aiutarsi l’un l’altro, per far fronte alle difficoltà.
E così i reparti in armi chiedono la collaborazione del- le nostre sezioni per poter portare un aiuto concreto e pratico là dove c’è necessità di ogni cosa e le nostre sezioni,
naturalmente, rispondono immediatamente
all’appello dei fratelli in armi anche nella speranza di contribuire alla loro sicurezza nel teatro operativo. Il ragionamento è semplice: se un reparto armato, oltre alla sicurezza, offre anche concreti esempi di solida- rietà, si guadagnerà la stima, l’affetto e la fiducia delle popolazioni locali in tempi assai brevi e ciò non potrà che avere effetti positivi anche per i nostri ragazzi. Tante sono le iniziative che hanno visto impegnate le nostre sezioni in raccolte di fondi o di materiale da de- stinare, tramite i reparti delle Truppe Alpine, alle popo- lazioni dei vari teatri operativi internazionali. L’elenco completo sarebbe troppo lungo e si rischierebbe di di- menticare qualcuno.
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Ci limitiamo così a ricordare:
La sezione di Belluno (città dove ha sede il comando del 7° reggimento Alpini) in unione con la Provincia ed altri enti, ha portato a termine l’operazione denomi- nata “Belluno/Kabul” inaugurando un Centro polifun- zionale nella città di Kabul destinato alla fornitura di prestazioni mediche e sanitarie di emergenza e a lungo termine, rivolte principalmente all’assistenza al parto e all’assistenza pediatrica, senza escludere altri interventi di assistenza sanitaria a favore della popolazione loca- le; all’organizzazione di corsi di formazione per assi- stenza al parto, corsi di educazione all’igiene e corsi di aggiornamento professionale di personale sanitario; a fornire opportunità di lavoro per personale professiona- le e non della comunità locale. La sezione di Cividale si è fatta promotrice di un’altra lodevole iniziativa, varan- do il progetto ‘’Un ponte per Herat’’- l’8° Reggimento Alpini in Afghanistan’’. Coinvolgendo le sezioni ANA coesistenti alle città che hanno concesso la cittadinan- za onoraria al glorioso Reggimento, e non solo quelle, ha organizzato varie manifestazioni raccogliendo fondi destinati alla realizzazione di una casa di accoglienza per i familiari dei ricoverati nel Centro Ospedaliero Grandi Ustionati di Herat.
Nel 2003 il maresciallo alpino Lambriola, in missione in Kosovo, aveva constatato le condizioni di estrema miseria di tante famiglie, anche con bambini. Tornato in Patria, ha contattato la sezione di Brescia per chie- dere qualche aiuto e i bresciani hanno risposto con tan- to entusiasmo da dare vita all’operazione “Tridentina
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