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L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità. ( Oscar Wilde )


La maschera, in ogni cultura, rivela un se interiore profondo e in qualche modo “altro”, una intima appartenenza a qualcosa di più grande. Da sempre essa svolge una funzione di transfer, libera l’essere umano dalla sua condizione contingente e gli consente una libertà inimmaginabile per il comune mortale. Essa è parte essenziale dell’uso rituale della Metafora: l’uomo parla di se, dei suoi problemi più profondi attraverso la metafora e l’allegoria, o se preferite i proverbi. Il significato etimologico delle parole aiuta e svela: Metàphora deriva dal greco Metà ( oltre ) e Phéro ( portare ) ovvero portare oltre, altrove ; allegoria, sempre dal greco, è composto da àllos ( altro ) e agoréio ( esprimo ); proverbio, dal latino provérbium unisce le parole pro ( avanti) e vérum ( parola ) . Ovviamente ciò accade con una modalità rituale, la cui sede naturale è il teatro. Anche in questo caso l’etimologia aiuta : la radice greca dalla parola teatro è tayma, ammirazione, meraviglia.. Il teatro è rito , sia esso greco, giapponese, inglese o napoletano ed è presente ovunque si debba manifestare appunto ammirazione o meraviglia, e il rito si compie attraverso l’uso della de/formazione dei tratti usali della forma umana, prevalentemente del suo viso: ecco la maschera, normalmente oggetto che si indossa ma anche alterazione consapevole dei propri tratti somatici . Si può dire, ad esempio, che Totò fu maschera, e non a caso la rivalutazione del suo lavoro iniziò con un testo che aveva per titolo “ Totò, l’uomo e la maschera”. Lo smarrimento e la banalizzazione delle nostre radici ci ha gradualmente allontanato dalla dimensione rituale fino a farci perdere il senso di ciò che vogliamo rappresentare, che spesso si riduce a mera apparenza. Nelle culture tradizionali extraeuropee la dimensione rituale invece è ben viva, e la Maschera giganteggia ancora. Nelle culture tradizionali africane è strumento della comunità mediante il quale Divinità e Antenati si manifestano per dialogare con gli uomini, per aiutare, consolare o punire: I Dan della Costa d’Avorio fanno danzare le loro maschere per evocare spiriti ancestrali che difendono e proteggono il villaggio presso gli Yoruba della Nigeria ( in molti altri popoli africani) la giustizia si amministra indossando una maschera che pone in relazione diretta con il patrimonio di saggezza e giustizia degli Antenati e legittima la responsabilità del giudizio , quasi ovunque i momenti fondamentali della vita (il passaggio dalla adolescenza all’età adulta, la morte ) sono evocati e accompagnati da una specifica maschera. La quiete serenità delle maschere Punu, ne è uno splendido esempio. La caccia come la raccolta del cibo, sono propiziate da danze che prevedono l’uso di specifiche maschere. Ia maschera rituale Dugn'bé, (cultura Bijugo, Ginea Bissau, Isole Bissago.) danzando prepara e istruisce i giovani alla caccia, i Guerè si preparano alla battaglia con danze nelle quali vengono indossate specifiche maschere. A migliaia di chilometri di distanza altre culture usano ancora la maschera con le stesse modalità rituali. Le culture oceaniche hanno nella maschera un significativo punto di forza, ed essa compare in ogni dimensione rituale che segni la vita di persone e comunità: spesso l’ingresso “in scena” è meno dinamico e più iericatico, e le maschere non sono indossate solo da persone ma anche daoggetti. A Papua N.G. i riti che accompagnano il raccolto della patata dolce - insieme alimento ed elemento simbolico di quelle culture - prevedono l’addobbo dei grandi tuberi con specifiche maschere. Anche i riti di passaggio sono segnati da maschere: è significativo ad esempio l’uso della maschera Jipae: Proviene dal popolo Asmat di Irian Jaya ( West New Guinea). Essa viene indossata durante la omonima festa " Jipae " , una celebrazione del passaggio dei morti dal mondo delle persone al mondo degli spiriti . E’ chiamata inoltre " Baju Setan " (Armatura Fantasma) . Nel corso di una cerimonia " Jipae " , il parente stretto del defunto la indosserà per simboleggiare lo spirito o fantasma dei morti e sfilerà attraverso il villaggio , mentre i bambini e le donne gettano pietre a rappresentare l'atto della cacciata e l'invio il fantasma nel mondo a cui è destinato.


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